Che gli uomini nascano liberi è un’idea moderna, anche se ha origine nel pensiero cristiano secondo cui non esistono davanti a Dio differenze fra gli uomini.
Quando parlano di libertà Gesù e gli apostoli però, più a che ad un diritto naturale, pensano ad un dono della grazia di Dio: il credente è un uomo libero perché Cristo lo ha liberato dal peccato e dall’egoismo. Questa libertà restituita all’uomo è il fondamento della religione cristiana. Spesso però la si fraintende. Si confonde sovente col libero arbitrio. La salvezza sarebbe qualcosa che si può scegliere come si scelgono tante altre cose. Quando gli apostoli ne parlano usano però altre parole: vocazione, elezione, predestinazione, per dire che Dio non è un oggetto che si prende o lascia ma un soggetto a cui si risponde; la nostra fede è solo accettare l’opera di Cristo che ci sceglie, chiama, salva.
Si dice che i protestanti sono per il libero esame; esatto, ma questo non significa che io interpreto il vangelo come voglio, ma che come cristiano devo rendermi conto personalmente delle verità della fede, credere non è obbedire ma capire; per questo i protestanti hanno sempre dato a tutti i fedeli la Bibbia da leggere.
La libertà si realizza anche nella vita. Mentre la chiesa romana tende a dare direttive, quelle evangeliche lasciano ai credenti la responsabilità delle scelte in politica, nella vita personale. Non si tratta di fare ciò che pare e piace, ma di agire con coerenza secondo lo spirito dell’Evangelo.