Le strutture organizzative di una comunità cristiana corrispondono sempre alla sua identità. Una comunità cristiana che si sente unica depositaria della Grazia divina e rappresentante di Cristo in terra avrà una struttura gerarchica, centralizzata, sul tipo delle antiche monarchie di diritto divino.
Quando invece ha coscienza di essere una comunità di credenti in marcia verso il Regno di Dio si darà strutture che traducono questo carattere di fratellanza e di eguaglianza. È questo il caso delle chiese metodiste e valdesi.
Nell’art. 25 della loro Confessione di fede si definiscono in questi termini:
“La Chiesa è la comunità dei credenti (“compagnie des fidèles” nel testo) che Dio ha eletti e chiamati ad una santa vocazione uniti per dare seguito alla sua Parola, credere ciò che egli ci insegna, e vivere nel suo timore.”
Definirsi “Compagnia dei credenti” significa riconoscere che la chiesa è una realtà comunitaria di carattere egualitario in cui tutti hanno il proprio ruolo e non una istituzione da cui si dipende. Non ha natura gerarchica ma paritaria e di conseguenza le sue strutture sono di tipo assembleare o, per usare il termine della chiesa antica, sinodale.
Collegialità
Anche in questo caso il riferimento normativo, per gli evangelici, è il Nuovo Testamento. Dalle lettere apostoliche risulta che le prime comunità cristiane erano governate dai presbìteri (termine che significa letteralmente “anziani”) sul modello delle sinagoghe ebraiche.
La collegialità è dunque il primo elemento che caratterizza gli organi di governo ecclesiali protestanti. Mentre in altre chiese, non solo la cattolica romana ma anche quelle ortodossa e anglicana, a guidare nella fede e nella testimonianza cristiana i credenti di un territorio (la diocesi) è una figura singola (il vescovo, o il patriarca), in quelle protestanti è invece un gruppo di persone; le funzioni e i compiti sono esercitati in forma collegiale, pur essendo gli stessi: predicazione, insegnamento, disciplina.
Assemblee
Il secondo elemento caratterizzante le strutture ecclesiastiche protestanti è quello assembleare. Anche in questo caso l’orientamento protestante è diverso da quello cattolico. L’autorità spirituale è ricondotta alla comunità dei credenti che ascolta e annuncia il Vangelo e non a una rivendicata (ma storicamente molto incerta) successione apostolica dei vescovi e in particolare del vescovo di Roma.
Nelle loro Discipline le chiese valdesi e metodiste danno di sé questa definizione: – “[la Chiesa] è retta da una gerarchia di assemblee, aventi ciascuna un proprio ambito di competenze: l’assemblea di ogni chiesa locale, l’assemblea di ogni raggruppamento regionale o territoriale di chiese, il Sinodo, nelle sue due sessioni italiana e rioplatense” (Disciplina generale art. 7)
In base a questi principi ogni comunità locale (parrocchia, nel linguaggio comune), cioè ogni chiesa, ha la propria assemblea, a cui spetta prendere le decisioni riguardo alle attività e alla testimonianza nell’ambito del proprio territorio, eleggere il consiglio di chiesa o concistoro, con un numero variabile di membri a seconda della consistenza della comunità, verificarne l’operato, nominare i deputati alle assemblee di ambito regionale o generale. Le prime sono dette Conferenze distrettuali e raggruppano le chiese locali delle diverse regioni d’Italia: I Distretto (Valli Valdesi del Piemonte), II Distretto (Italia settentrionale e Svizzera), III Distretto (Italia centrale), IV Distretto (Italia meridionale); la seconda, quella generale, è definita, secondo l’uso della chiesa antica, “Sinodo”.