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  • Matteo 21, 15 ss.

    di Winfrid Pfannkuche

    «...e i bambini che gridavano nel tempio: "Osanna al Figlio di Davide!", ne furono indignati e gli dissero: "Odi tu quello che dicono costoro?" Gesù disse loro: "Sì. Non avete mai letto: 'Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode'?"»
    Questo è il senso del nostro cantare e pregare: fare coro con il grido dei bisognosi d’aiuto. Non gridiamo ma cantiamo, perché la speranza del grido degli oppressi sono le belle voci dei futuri cori celesti. L’armonia, la bellezza sono anticipi della nostra futura appartenenza alla corale celeste.

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  • Giovanni 5, 4b

    di Winfrid Pfannkuche

    «Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede».
    Qui non parla lo spirito dell’orgoglio, ma lo Spirito consolatore. Perché la fede che vince il mondo, in fondo, non è mia, né la mia convinzione né il mio sentimento. La fede che vince il mondo è la sua, la sua fiducia che pone in noi. Una fiducia che si abbassa per ascoltare e ad amare come egli le ama.

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  • Ezechiele 34,3

    di Winfrid Pfannkuche

    «Voi, pecore mie, pecore del mio pascolo, siete uomini. Io sono il vostro Dio, dice il Signore».
    Dio stesso diventa pastore al posto nostro. E noi diventiamo pecore, il suo gregge. Alla fine siamo uomini ed egli è il nostro Dio. Alla fine siamo uomini e donne creati da Dio. Secondo la sua immagine: Cristo, il nostro buon pastore.

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  • Giovanni 21,3 ss.

    di Winfrid Pfannkuche

    Un dipinto tragico della realtà umana: in una piccola barca in mezzo ad un mare di incertezze e, allo stesso tempo, gettiamo al buio le nostre speranze. Tutta la notte. Tutta la vita. Non sapendo che pesci pigliare. Interpellati da uno straniero in riva al mare, i discepoli fanno da portavoce alla tragedia umana. E qui il dipinto diventa una fotografia di estrema attualità...

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  • Matteo 28,4

    di Winfrid Pfannkuche

    «E, per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e rimasero come morte».
    Spesso non rappresentiamo altro che le guardie romane, la pattuglia di Ponzio Pilato impalata in questa storia controllata, sigillata, dominata, messa in scena, da millenni, tutta familiare ormai, tutta nostra ormai, tradizione, le nostre “radici”. Eppure, le guardie romane non sanno dove sono capitate...

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