Torre Pellice, 30 ottobre 2017
«Prevedo tempeste». Scherza (ma non troppo) il pastore EricNoffke, presidente della Società biblica in Italia, in occasione della presentazione del Nuovo Testamento, prima tappa della nuova traduzione della Bibbia, la “Bibbia italiana della Riforma”. Il lancio ufficiale è stato fissato per il il 28 ottobre, la Giornata della Riforma. «Vedremo che reazioni ci saranno – dice Noffke – è normale che ci siano polemiche, tutti siamo abituati al nostro linguaggio ecclesiale, ma noi abbiamo cercato di ridurre il più possibile l’ecclesiastichese».
Un’operazione ambiziosa e coraggiosa, realizzata dalla Società biblica in Italia e dalla Società biblica britannica e forestiera con l’adesione di gran parte delle chiese evangeliche presenti in Italia.
Il punto, però, è capire perché, visto che le traduzioni della Bibbia in italiano non mancano (a partire dalla Nuova Riveduta), si è sentito il bisogno di farne un’altra?
«Le traduzioni non sono mai abbastanza, non esiste una traduzione totalmente fedele, più ce ne sono e meglio è, attraverso il confronto ci si rende meglio conto di cosa il testo originale effettivamente voglia dire. In ambito protestante c’è stata solo la traduzione di Diodati nel XVII secolo, successivamente riveduta e corretta prima da Luzzi e poi negli anni ’80 del secolo scorso. Ci sono poi le traduzioni cattoliche, ma sono tutte successive al Vaticano II. Prima c’era quella di Martini, ma era fatta seguendo la Vulgata e non gli originali».
Cosa cambia rispetto alle traduzioni esistenti?
«E’ diversa l’impostazione. Questa nuova traduzione va direttamente agli originali. In questo senso ha qualche “durezza” nel linguaggio, vedremo le reazioni. La Nuova Riveduta ha ancora qualche influenza in cui la dogmatica vince sul dato letterale del testo».
Un lavoro impegnativo realizzato da una squadra di esperti.
«Sì, un lavoro di tre anni per il Nuovo Testamento. La difficoltà maggiore è stata quella di mettere insieme la squadra. Ne fanno parte biblisti, filologi del greco e dell’ebraico».
Di quali denominazioni?
«Valdesi, metodisti, battisti, avventisti, Chiesa dei fratelli, pentecostali».
Tutti rigorosamente protestanti…
«Sì volevamo una Bibbia protestante e questi 500 anni della Riforma ci sono parsi l’occasione migliore, perché il ritorno alla Scrittura è la grande eredità della Riforma. Il prossimo anno contiamo di pubblicare una nuova edizione del Nuovo Testamento (con le eventuali correzioni da fare) e insieme ai Salmi. Poi, nel 2022 speriamo di pubblicare tutta la Bibbia».
Citiamo qualche passo tradotto in modo diverso da come siamo abituati. Per esempio, come avete risolto il “non indurci in tentazione” oppure “non esporci alla tentazione” nel Padre Nostro?
«Abbiamo messo “Non metterci alla prova”. Abbiamo tradotto la parola greca sempre allo stesso modo, con “prova” e non con “tentazione”. Poi nella Santa Cena abbiamo tradotto “fate questo in mio ricordo”, perché oggi dire “in memoria di me” non si usa, non con lo stesso significato».
Su Facebook c’è stato un dibattito sull’utilizzo di vangelo o evangelo. Chi ha vinto?
«Ha vinto vangelo perché è più chiaro nell’italiano corrente. Questa vuole essere la Bibbia dell’evangelismo italiano, ma vuole raggiungere tutti. Se vogliamo evangelizzare l’Italia dobbiamo usare l’italiano».