In una società piena di macerie occorre perseverare nella fede
«Così dice il Signore degli eserciti: Vecchi e vecchie siederanno ancora nelle piazze di Gerusalemme, ognuno con il bastone in mano per la loro longevità. Le piazze della città formicoleranno di fanciulli e di fanciulle, che giocheranno sulle sue piazze».
Zaccaria 8, 4-5
I settant’anni d’esilio in Babilonia sono finalmente terminati, gli esuli provati dal lungo periodo di lontananza tornano nella città dei loro avi, tuttavia l’antico splendore ha lasciato posto alle macerie; l’amata Gerusalemme è da ricostruire, incluso il Tempio completamente raso al suolo nel 586 a.C. dal re babilonese Nabucodonosor. Le macerie ricordano la sofferenza della deportazione e dell’esilio, tuttavia è ora possibile far risorgere Gerusalemme come la fenice dalle sue ceneri. Quanto presentato da questi due versetti è la visione di un futuro radioso e pacifico in cui i rumori della battaglia sono solo un lontano ricordo, il presente è un tempo di pace e serenità in cui gli anziani e i giovani si ritrovano nelle piazze per godere della reciproca compagnia. La spensieratezza caratterizza l’intera visione. Davanti a versetti come questi è inevitabile desiderare che lo stesso si concretizzi anche nel nostro tempo, un tempo in cui purtroppo la logica della violenza, della sopraffazione e degli interessi personali la fanno da padrona. Quel tipo di futuro non è tuttavia un infantile desiderio utopico. Una società di pace in cui i bambini non sono sfruttati come manodopera e gli anziani non vedono nel posto di lavoro il probabile sfondo della loro morte è possibile. Esattamente come la Gerusalemme di allora, l’odierna società è piena di macerie. Non tutto è perduto, bisogna perseverare e avere coraggio nella e per mezzo della fede e ricostruire le nuova fondamenta per una società giusta.