Domenica 25 gennaio 2015 alle 10.30 si svolgerà , come ogni anno, nella chiesa metodista di Trieste il culto di Rinnovamento del Patto. In tale occasione tutte le comunità evangeliche della città si riuniranno in un unico culto comune, nella chiesa di Scala dei Giganti, per partecipare a questo momento così importante per i credenti metodisti e non solo.
Cos’è il culto di Rinnovamento del Patto, e cosa rappresenta nella vita delle chiese metodiste e dei suoi membri?
Agli inizi della sua storia il movimento metodista incontrò non poche difficoltà , di fronte alle quali il suo fondatore, il pastore John Wesley, si convinse che nelle nascenti comunità fosse necessario istituire un atto particolarmente significativo, mediante il quale i convertiti potessero rinnovare l’impegno assunto al momento della loro conversione, richiamandosi al patto che a suo tempo Dio aveva stabilito con il suo popolo e che successivamente aveva rinnovato in Gesù Cristo.
Nel 1755 Wesley tenne pubblicamente il primo di quei culti solenni che vennero appunto chiamati «di Rinnovamento del Patto». Secondo l’opinione di diversi studiosi il fatto che le «società metodiste» (così si chiamavano a quei tempi le comunità metodiste) si riconsacrassero ogni anno in un patto con Dio, fu tra le ragioni che determinarono il successo del metodismo e l’influsso positivo che esso esercitò all’interno della compagine sociale.
La liturgia usata da Wesley in quell’occasione rimase a lungo il modello comunemente impiegato nelle chiese metodiste. Negli anni la liturgia di Wesley fu aggiornata più volte; l’ultima versione apparve nel Methodist Service Book approvato dalla Conferenza Metodista Mondiale del 1947 ed è quella che generalmente si segue tutt’ora. Tale liturgia si basa principalmente sulla lettura di testi biblici, preghiere e atto d’impegno cui partecipano tutti i membri della comunità , in quanto è la comunità nel suo insieme a celebrare e a riconsacrarsi, nei suoi singoli componenti e nella sua totalità .
Le chiese metodiste celebrano questo culto all’inizio di ogni nuovo anno o in circostanze particolarmente solenni per ricordare e per rinnovare quel patto che ha unito a Dio le generazioni passate, e unisce a Lui, oggi, la nostra generazione. La consacrazione al Signore viene rinnovata con le seguenti parole che tutta l’assemblea dei credenti pronuncia all’unisono: «Signore, io non appartengo più a me stesso, ma a te. Impegnami in ciò che vuoi, mettimi a fianco di chi vuoi; che io sia sempre tuo testimone, sia nella pienezza delle forze, sia quando le forze vengono meno, sia che io mi trovi nella gioia , sia che io mi trovi nel dolore. Liberamente e di pieno cuore mi sottopongo alla tua volontà e metto ogni cosa al tuo servizio. Tu sei il nostro Dio e noi siamo il tuo popolo. Amen».
Ogni anno in questa occasione la Chiesa metodista di Trieste, in linea col suo impegno nella società , pone al centro della sua riflessione un tema legato all’attualità . Quest’anno la giornata sarà dedicata al tema dei migranti, della loro condizione dei loro problemi, dei loro diritti. In questo modo prosegue una riflessione sulla quale le chiese evangeliche di Trieste si sono già impegnate in occasione del Convegno culturale organizzato a novembre dal Centro Studi «Albert Schweitzer», dedicato al tema Chiese e Migranti, e proseguita dalla chiesa metodista che, domenica 23 novembre, ha invitato a un pranzo comunitario alcuni amici e amiche provenienti da Paesi, culture, religioni diverse, un bel momento di condivisione e scambio di storie ed esperienze.
L’ospite della giornata del Rinnovamento del Patto, che interverrà nel pomeriggio dopo il pranzo comunitario, sarà il giovane pastore William Jourdan, che esercita il suo ministero nelle chiese metodiste di Vicenza e di Bassano del Grappa, la prima caratterizzata da una numerosa componente ghanese e la seconda interamente composta di fratelli e sorelle originari di quel Paese. Da qualche anno infatti molte comunità vivono la realtà dell’accoglienza di molti protestanti africani venuti in Italia con le loro famiglie alla ricerca di un lavoro e di un po’ di benessere.
È l’esperienza che è stata chiamata Essere Chiesa Insieme, molto bella ma anche per molti aspetti problematica: se la fede evangelica è la stessa, è diverso il modo di sentire e di vivere il culto, di leggere alcuni testi biblici e le loro implicazioni etiche, di vivere la realtà comunitaria.
Stare insieme è una bella scommessa, ma la condivisione della medesima fede è un formidabile collante! In questo senso le comunità che vivono l’Essere Chiesa Insieme sono anche delle realtà pilota nel cammino di integrazione fra culture e sensibilità diverse che tutta la società è chiamata a intraprendere: dei laboratori in cui si cerca di praticare quell’interculturalità che è il solo modo di evitare una società frazionata in tanti diversi blocchi etnici separati e diffidenti gli uni nei confronti degli altri.
Tratto dalla circolare della Chiesa metodista di Trieste, “Camminare insieme” gennaio-febbraio 2015