“Tutte le nazioni che hai fatte verranno a prostrarsi davanti a te, Signore, e glorificheranno il tuo nome”.
Salmo 86,9
Il salmo dà voce all’esperienza di essere – o sentirsi – poveri e bisognosi, oppressi, impotenti, stretti dall’angoscia, assediati. «Una banda di violenti cerca la mia vita» dice il salmista, «vuole la mia testa» diremmo noi; una vita che è ormai sull’orlo del «soggiorno dei morti». Nella solitudine e nell’angoscia, è rimasta però la possibilità di sperare nonostante tutto, è rimasto un «tu» a cui rivolgersi, a cui confidare la propria sofferenza, in cui riporre la propria speranza, da cui attendere la propria salvezza. Nonostante tutto, sono più numerose le parole che il salmista usa per lodare Dio ed esprimere la fiducia nel suo agire benevolo di quante non ne spenda per descrivere la propria sofferenza. Questa fiducia fa apparire ogni cosa sotto una nuova luce, anche le richieste del salmista ne sono illuminate. Lui, assediato da violenti che vogliono togliergli la vita, non spera in un ribaltamento delle parti, non desidera semplicemente diventare il più forte, essere la minaccia al posto di quelli, non immagina la punizione altrui e la propria salvezza, non un futuro diviso tra giusti e reprobi, ma un’immagine di pace e riconciliazione, di liberazione: tutte le nazioni raccolte attorno al nome del Signore. Pace per tutti, ecco la speranza che il Signore accende nel cuore di chi è nell’angoscia