La speranza di Geremia ci aiuta a guardare al futuro senza paura
“Infatti il Signore dell’universo, Dio d’Israele, afferma che un giorno si compreranno ancora case, campi e vigne in questo paese“.
Geremia 32,15
Geremia compra un campo, cosciente della imminente occupazione di Nabucodonosor. Un investimento sciocco? No. Questo è un gesto profetico! È una testimonianza sulla fedeltà di Dio. Geremia potrà perdere tutto, ma non la facoltà di guardare al futuro, di osare e di sognare restando saldo nella fede. La speranza di Geremia deve esserci di monito per comprendere la necessità di agire oggi per il futuro dei nostri pronipoti, anzi, per il nostro presente. Certo, noi non siamo nelle stesse condizioni di Geremia – o almeno non ancora – con un esercito alle porte. Non solo, anche il tipo di guerra e gli eserciti sono diversi. È un altro l’esercito che ci accerchia, ma non meno attivo, anche se resta invisibile. Usa armi non convenzionali (come la TV, i social network, l’intelligenza artificiale, i giornali) al fine di condizionare le menti, gli acquisti, il comportamento, il voto, con le conseguenze politiche e sociali che vediamo. Gli strumenti che usa questa milizia invisibile sono armi di distrazione di massa. È evidente il fine di manipolare l’animo umano nella sua interezza togliendogli la capacità di sognare, osare, sperare, con l’obiettivo finale di gestirlo: nel lavoro, nella vita quotidiana, nel pensiero, nella politica, nella religione. Potremmo essere i nuovi schiavi del terzo millennio senza rendercene conto. Se l’assedio di questi attuali Nabucodonosor – ben identificabili, attivi nel mondo – continua, a quale modello di umanità rischiamo di arrivare? Da “homo sapiens” a “homo stupidus”? Se le cose stanno così non possiamo non chiederci quale antidoto o sistema di difesa usare. L’apostolo Paolo ce ne propone uno molto efficace: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi nella fede e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Galati 5).
