Si è chiusa mercoledì 8 febbraio la 54esima Assemblea sinodale della Chiesa evangelica valdese del Rio de La Plata. Un Sinodo incentrato sulla vita spirituale delle chiese che ha visto la rielezione a Moderatora di Carola Tron.
Al pastore Stefano D’Amore, presente al Sinodo in rappresentanza dei valdesi italiani, abbiamo rivolto alcune domande.
Qual è lo stato di salute della nostra chiesa sorella al di là dell’Oceano?
Un chiesa viva che discute molto al suo interno e che ricorda a tutti il compito della testimonianza verso l’esterno.
Ci si è molto interrogati sul posto che Dio occupa nella vita dei credenti e sul ruolo ricoperto dal culto domenicale e dagli studi biblici. Vi è stata anche una riflessione attenta sulla trasmissione dei contenuti della fede e sulla catechesi in particolare. La struttura classica del catechismo sembra non rispondere più alle necessità della chiese di oggi; per questo il Sinodo ha sollecitato le comunità , i distretti e il corpo pastorale nel suo insieme a sviluppare delle proposte alternative di formazione da affiancare a quelle già esistenti. Ma è una chiesa che non dimentica di aprirsi a ciò che sta fuori di essa: il tornado che nell’aprile 2016 distrusse la chiesa valdese e la sala delle attività a Dolores (Uruguay) ha insegnato loro l’importanza di tornare a lavorare con l’altro che ci sta a fianco.
Uno dei temi centrali sembra essere quello dei ministeri.
Sì, infatti è nata formalmente la Commissione sinodale ministeri. La riflessione sulla missione della chiesa, che prosegue da parecchi anni, ha portato tra le altre cose a una maggiore formazione teologica e liturgica dei membri di chiesa, a una più proficua collaborazione territoriale all’interno dei distretti e a una formazione specifica per la cosiddetta “pastorale urbana”. Molta attenzione è stata data al sistema vigente per l’assegnazione pastorale. Come garantire alle chiese che hanno i requisiti la possibilità di eleggere il pastore, in un contesto in cui il “campo di lavoro” è faticoso da coprire e la coperta è molto corta? Come affrontare l’insufficienza di pastori rispetto al numero e alle esigenze delle comunità ? Come valorizzare i doni e le vocazioni particolari se le forze sono concentrate a fronteggiare le situazioni contingenti ed esiste una sovrapposizione di incarichi impegnativa? Si tratta di un processo lungo che preoccupa e impegna molte energie dell’amministrazione centrale. È stato anche deciso di studiare la possibilità di consacrare diaconi e diacone e di avviare un dialogo con gli studenti che, alla fine degli studi teologici, hanno preferito non essere consacrati.
E dal punto di vista amministrativo: i problemi non mancano, dalla chiusura della Facoltà di teologia alle finanze…
Il cammino legale della chiusura della Facoltà di teologia Isedet è quasi compiuto e l’edificio è tornato al proprietario originale, la Chiesa metodista argentina. Ma in questa vicenda esiste anche un secondo piano che riguarda la valorizzazione della biblioteca che in questo momento deve essere salvaguardata. Vi è poi in cantiere un “progetto di educazione teologica in rete”: il desiderio è che nasca un progetto comune tra le chiese che hanno deciso di proseguire la vocazione pluridecennale di una formazione ecumenica dei propri ministri.
Per quanto riguarda le finanze si assiste a una preoccupazione legata al fatto che le contribuzioni non raggiungono le cifre attese. L’apporto economico per la vita della chiesa deve essere vissuto come atto di liberazione e di speranza: offrire, infatti, è l’unico modo per sentirsi liberi e per testimoniare come nell’atto del dono il denaro non ci domini. Una novità importante riguarda la creazione di un fondo di investimento apposito per il mantenimento di un numero di pastori emeriti che negli ultimi anni è aumentato, raggiungendo un’alta percentuale del corpo pastorale. In questo fondo potranno confluire donazioni, il risultato della vendita di immobili, legati, ecc…
Altri argomenti trattati?
E’ stata votata una chiara presa di posizione sul tema della violenza di genere nelle sue diverse manifestazioni con la quale si denuncia la necessità di un profondo cambiamento spirituale e culturale oltre che un impegno concreto a fianco delle vittime. Durante questo intenso dibattito i giovani hanno proposto all’Assemblea un momento toccante e partecipato di meditazione, preghiere e testimonianze.
E’ poi è stata ribadita la convinzione che l’unità della chiesa non sia un’opzione, dunque si è rinnovato l’impegno in ambito ecumenico (negli organismi internazionali, nella vita delle chiese locali, nella catechesi e nella formazione teologica). Come dicevo all’inizio è una chiesa aperta al mondo. Negli ultimi tre anni è anche avvenuto un lavoro di miglioramento della comunicazione a vari livelli. E’ stato creato un ufficio con una persona dedicata; ora, per evitare il rischio di una eccessiva centralizzazione della comunicazione, si pensa di nominare un gruppo di lavoro.