Tra le Palme e la crocifissione c’è l’arresto di Gesù. Gesù viene arrestato. Ma Gesù, si lascia arrestare? Si può arrestare Gesù? Possiamo arrestare Gesù?
Il momento dell’arresto comprende ciò che ci arresta, ciò che ci mette le mani addosso, che mette le mani sulla vita, fa arrestare la vita: una malattia, una relazione violenta, la morte. Non ci si parla più. Parlano le armi, spade e bastoni.
In origine, l’arresto di Gesù era forse il principio del racconto della sua passione. Ora sta al centro, tra gli Osanna! dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme e il crocifiggilo! del Venerdì santo. Irrompe la vostra ora, la potenza delle tenebre – come scrive l’evangelista Luca. Come se Dio cedesse il campo agli uomini.
Che fare quando la nostra vita subisce un arresto, una malattia, una relazione degenerata, violenza, morte? Quando si fa notte, ed entriamo nelle tenebre, fatte dagli uomini, da una folla, da rappresentanti religiosi, sacerdoti, anziani?
Due sono le reazioni umane: Giuda che tradisce ma bacia Gesù; e l’altro discepolo, che difende Gesù, che ama Gesù, ma prende la spada.
Giuda tradisce, cioè sta con la folla, con le autorità, con i più forti, con chi vince. Ma bacia Gesù. Più che un segno di affetto, è un segno di rispetto, di stima, di onore.
Cioè: quando arriva l’arresto, la forza che ti arresta, che ti capta, ti mette in «cattività», ti rende letteralmente cattivo, cattiva, facendo di te uno strumento della cattiveria, parte attiva della potenza delle tenebre. La malattia: una relazione sofferta, la paura della morte, tutto ciò che mi arresta, mi può rendere cattivo, può fare di me uno strumento efficace dell’arresto di Gesù. Ma sarò gentile, rispettoso, affettuoso…il bacio. Ipocrita? Sì, ipocrita, che vuol dire «attore». Non è forse tutta la vita un palcoscenico? Non siamo tutti ipocriti? Certo, ci vuole la politica, ci vuole diplomazia! Per evitare le violenze ci vuole diplomazia. Per evitare la guerra ci vuole diplomazia. Baciare la vittima, ma favorire il carnefice? Stare con l’aggressore baciando l’aggredito?
Pur di rispettare le forme, di essere rispettosi, gentili, affettuosi nella forma. Giuda che bacia Gesù, sì, è ipocrita. Ma spesso ci viene predicato come modello di comportamento. Anzi, come l’unica via d’uscita, per il bene di tutti! Giuda è davvero uno dei nostri, e noi siamo Giuda.
Ma poi, c’è anche colui che ama Gesù, che lotta per Gesù, senza paura di trovarsi in minoranza, di assumersi personalmente la responsabilità di quel che fa – e prende la spada per la giusta causa. Non uccide, ma ferisce soltanto il servo del sommo sacerdote. Non tutti siamo ipocriti; ci sono ancora persone vere, oneste, coraggiose. Bisogna reagire, fare qualcosa, ci vuole resistenza, resistenza attiva, costi quel che costi. I partigiani, la gente di cuore. Non solo ci viene talvolta predicato come modello di comportamento, ma anzi, vorremmo essere così, come quel discepolo senza nome – sì, dobbiamo ammettere, mille volte preferibile a quel Giuda con il suo bacio. Anche questo discepolo con la spada è dei nostri, anzi, noi dovremmo essere tutti come lui, siamo anche lui.
Abbiamo dunque a che fare con un nemico che si presenta con un bacio, e con un amico che prende la spada. Entrambi sono dei nostri. Non sono esterni a noi, ma sono dei nostri, sono dentro di noi. Siamo noi. Talvolta siamo Giuda che bacia, altre volte quello con la spada. Talvolta amiamo e difendiamo Gesù con la spada, altre volte tradiamo Gesù, baciandolo. Siamo entrambi, ipocriti e zelanti, zelanti e ipocriti.
A noi la scelta tra queste nostre possibilità umane. Saremo per sempre divisi, dentro e fuori, da queste due opzioni. Per sbloccare in qualche modo il minaccioso arresto della vita. Ma in entrambi i casi siamo in fondo al servizio della potenza delle tenebre. Con buona e cattiva volontà, sempre siamo al servizio della morte.
Ciò non vuol dire che sia lo stesso, se facciamo come Giuda o come quel discepolo con la spada! Ma dobbiamo essere consapevoli che, nell’affrontare le tenebre di questa vita non siamo bravi, buoni o giusti per una nostra scelta di comportamento.
In un modo o nell’altro, sempre, cerchiamo di arrestare Gesù. Facendolo fuori o esaltandolo. Nel carcere duro o agli arresti domiciliari. Sempre cerchiamo di arrestare Gesù.
Ma, appunto, Gesù si lascia arrestare?
Luca segue l’evangelo di Marco dove leggiamo per ben quattro volte il verbo «arrestare». Ma Luca non lo dice mai, appunto, perché Gesù non si lascia arrestare. Né da chi lo tradisce baciando, né da chi lo difende con la spada, né dai rappresentanti religiosi. Gesù non si lascia arrestare.
Nel momento in cui Giuda lo bacia – un gesto che destabilizza ogni essere umano in un modo terribile, letteralmente, rimani «senza parole» – la parola di Gesù rimane: Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio? Fermo, deciso, senza violenza, Gesù parla, insegna e cura. Con autorità, un’autorità più forte di quella della potenza delle tenebre.
E quando interviene uno dei suoi con la spada, non solo trova la forza della parola autorevole: Lasciate, basta!, ma anche quella della cura, di riattaccare l’orecchio.
E, persino di fronte alle potenze delle tenebre, cioè i bravi, buoni e giusti religiosi, trova le parole che le smascherano come tali: Siete usciti con spade e bastoni, come contro un brigante! Mentre ero ogni giorno con voi nel tempio, non mi avete mai messo le mani addosso; ma questa è l’ora vostra, questa è la potenza delle tenebre.
Anche nell’ora tutta nostra, nell’ora della violenza, del tradimento e dell’ipocrisia, nell’ora in cui noi non sappiamo più che fare, quando pare che Dio ceda il campo alla nostra umanità confusa e violenta che arresta la vita, la parola del Cristo rimane autorevole, efficace, luce nella nostra notte.
Gesù parla, insegna, guarisce. Così noi, la sua chiesa, ente morale di culto, istruzione e beneficenza, malgrado la nostra ipocrisia, malgrado la nostra confusione e violenza, deve andare avanti a parlare, insegnare e curare, malgrado ogni battuta d’arresto. Smascherare la nostra ipocrisia e la nostra violenza, predicando la verità e l’amore dell’evangelo. Che nessuno potrà mai fermare.
Persino alla croce Gesù continua a parlare, a insegnare e a curare il malfattore accanto a lui. In mezzo alla potenza delle tenebre, ad aprire il paradiso a chi pone la sua fiducia in lui.