Riflessioni sul Sinodo rioplatense 2019
Torre Pellice, 11 Febbraio 2019
Come noi non possiamo più comprendere noi stessi e i nostri progetti al di fuori di un contesto europeo, così la Chiesa valdese nel Rio de la Plata (Uruguay e Argentina) non può e non vuole comprendere se stessa e le sfide che deve affrontare al di fuori di un contesto latinoamericano. E’ la sensazione più forte che mi rimane dopo la mia seconda visita (la prima nel 2015) ai fratelli e sorelle del Sudamerica.
Per il Sinodo rioplatense ciò ha significato, per esempio, confrontarsi con la crisi politica nel Venezuela e la forte polarizzazione sociale che ne è causa. Sia il corpo pastorale sia l’assemblea sinodale hanno richiamato la necessità del dialogo tra le parti in conflitto per giungere a una soluzione che eviti il rischio di una guerra civile e il coinvolgimento dei paesi confinanti. Così come non poteva mancare la preoccupazione per il riemergere di governi conservatori, se non autoritari, in vari paesi del continente e l’aumento delle disuguaglianze e conflittualità sociali che portano a grandi spostamenti di popolazione sia interni che esterni agli stati.
O ancora, il contrasto alla cultura che rende possibili gli abusi contro i minori e la violenza di genere. E poi l’impegno comune con le altre chiese di tradizione protestante, sempre più minoritarie, contro il dilagare di una religiosità fondamentalista e carismatica che sostiene progetti politici molto conservatori e che spesso interviene direttamente a livello parlamentare e governativo (cresce il numero di ministri di culto eletti in molti parlamenti e che giungono anche a incarichi di governo). E infine, anche la necessità di trovare modelli sostenibili di vita e di produzione agricola, contro deforestazioni e distruzioni di territori ed ecosistemi immensi.
Anche sul versante ecclesiastico le sfide non mancano: dalla necessità della formazione continua di laici e laiche e dei pastori e pastore – che oggi non possono più usufruire della ormai chiusa Facoltà teologica di Buenos Aires – alla riorganizzazione della cura pastorale, dalla necessità di far fronte ai processi di secolarizzazione e di perdita della tradizionale identità ecclesiastica ai nuovi strumenti di comunicazione che rendono flebili le relazioni dirette e personali capaci di trasmettere valori radicati.
Insomma, problemi simili a quelli che viviamo in Europa, seppure in un contesto molto diverso dal nostro per i valdesi rioplatensi: 12 pastore e pastori, 24 comunità , circa 2500 persone chiamate a vivere in un territorio immenso in due stati diversi. Chiamate a vivere ma anche a testimoniare una fede antica seppure rinnovata, come la loro musica del culto: latina, ritmata e gioiosa, segno della capacità di evolvere senza dimenticare da dove si è venuti.