«Insegnaci, o Signore, a contar bene i nostri giorni, per acquistare un cuore saggio.»
Chi sa davvero contare i giorni della propria vita? E’ difficile, perché non sempre sappiamo a che punto siamo della nostra esistenza, quanti altri giorni avremo davanti. O perché magari ci sono giorni che non vogliamo più ricordare perché troppo dolorosi o imbarazzanti.
Nella richiesta del salmista c’è il desiderio di venir rassicurati che il tempo non scorre invano e che in esso possiamo vivere sensatamente la nostra realtà di esseri umani, al tempo stesso forti, nella nostra capacità di progettare e costruire, e fragili, nel soffio della nostra vita che è come l’erba che verdeggia la mattina e la sera è già secca.
Talvolta, a chi crede in Dio viene rimproverato di non accettare la vita per quel che è, ma di nasconderne tutti i limiti e le paure dietro alla fede in Dio. Siamo mortali e allora abbiamo bisogno di un Dio eterno. Siamo alla mercé di tante situazioni e allora abbiamo bisogno di un Dio onnipotente.
La saggezza di saper contare i nostri giorni è anche saper distinguere tra il Dio creato dalle nostre paure e il Dio di Gesù Cristo, che ha affrontato la vita così com’è, come essere umano tra gli esseri umani, fino alla morte della croce. Saper contare i nostri giorni significa chiedere a Dio di aiutarci a trovare il senso della nostra vita e, per questo, vivere con fiducia e riconoscenza ogni momento che ci viene donato.