«Ricòrdati, o Signore, delle tue compassioni e della tua bontà ,
 perché sono eterne».
Di persone che vivono in condizioni estreme di miseria e disperazione si dice che sono dimenticate da Dio. Ma allora Dio si ricorda solo di chi vive discretamente o addirittura solo di chi vive nell’abbondanza? Si dimentica di chi mangia solo un magro pasto al giorno e si ricorda di chi può pagare 500 (cinquecento!) euro per una cena in ristorante per due persone? Si dimentica dei minatori che nel Niger estraggono uranio per una paga di fame e si ricorda del terzo della Francia che si rifornisce di energia dalle centrali nucleari alimentate da quell’uranio? Ma ha senso chiedere a Dio di ricordarsi?
La donna affetta da emorragia ha toccato la veste di Gesù ed è stata guarita, ma Gesù ha voluto conoscerla e parlarle. Il cieco Bartimeo chiamava Gesù e quelli che si trovavano vicino a lui volevano che stesse zitto, ma Gesù l’ha fatto avvicinare e l’ha ascoltato. Alla donna e a Bartimeo Gesù ha manifestato la compassione e la bontà di Dio. L’ha fatto verso due persone che altrimenti sarebbero state trascurate.
Il ricordo di Dio è l’azione con cui egli fa emergere una persona dall’anonimato. Da persona insignificante la fa diventare persona piena di significato. Le sue compassioni e la sua bontà sono eterne, non discontinue come la nostra memoria. Il ricordo è l’atto con cui Dio le rende operanti, e questo accade sempre in determinate circostanze, quando una persona riceve vita perché Dio ha voluto conoscerla, incontrarla e parlarle.