«I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché sarà lui a trarre i miei piedi dalla rete».
Chi cammina deve stare attento a dove mette il piede. Chi guida un’automobile deve guardare la strada. Diversa la situazione di chi rimane impigliato, o perché è inciampato da qualche parte, o perché qualcuno gli ha teso un tranello per approfittare di un suo errore. In questo caso guarda istintivamente se c’è qualcuno che possa trarlo d’impaccio.
Che la vita sia complicata lo sanno tutti. L’impressione è che, a causa delle spese fisse che aumentano, delle spese impreviste, della precarietà del lavoro, dell’instabilità dei rapporti umani, la vita si complichi sempre di più e crescano di conseguenza le probabilità di cadere in qualche trappola.
Chi guarda al Signore non distoglie per questo gli occhi dal percorso che sta facendo. Mi viene in mente chi suona in un’orchestra e tiene gli occhi sul leggio, ma contemporaneamente non perde di vista il direttore. La fede non distrae l’attenzione; al contrario la potenzia. La fedeltà di Dio è anche la sua guida, che ci trattiene dal compiere passi falsi e ci permette di prendere decisioni avvedute; che ci rende attenti a ciò che può nuocere agli altri e ci libera, quando il comportamento degli altri è dannoso per noi.
Per questo è bene che i nostri occhi siano rivolti al Signore non in qualche occasione, ma sempre; è bene che il nostro sguardo, il movimento interiore di fiducia e di attesa, non si stacchi mai dalla parola di Dio.