“Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie! Infatti «chi ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, sì da riceverne il contraccambio?» Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen”
Le strade di Dio sono infinite e insondabili, incomprensibili per la ragione umana. L’apostolo Paolo ci offre questi versi così poetici come controcanto ai primi cinque versetti del capitolo 9 in cui parla del rapporto tra Dio e il popolo d’Israele. La conoscenza umana, perfino quella sapiente dell’apostolo, è contrapposta alla sapienza e alla scienza di Dio. Se dal popolo d’Israele discende Cristo nella sua umanità come dice il capitolo 9, è per mezzo di Cristo, da Cristo e per Cristo che esistono tutte le cose. La profondità della ricchezza, della sapienza, e della conoscenza dell’azione di Dio è inimmaginabile. L’umanità non può conoscere fino in fondo Dio, e questo a prescindere dal rapporto tra Gesù Cristo e le sue origini ebraiche. Predicare l’Evangelo della salvezza non significa necessariamente contrapporre i cristiani alla comunità ebraica. In questi versetti, piuttosto, l’apostolo Paolo parla della sua conversione personale da persecutore dei cristiani a seguace di Gesù Cristo. In questa conversione la conoscenza della legge ebraica porta ad ammettere quanto inconoscibile possa essere Dio. Nel senso che le sue vie e le sue azioni per l’umanità restano a noi sconosciute. Certamente le possiamo intuire ma non possiamo provare che in quel momento è intervenuto Dio. Per dirla con altre parole dell’apostolo: “Ora conosco in parte, allora conoscerò pienamente come anche pienamente sono stato conosciuto” (I Corinzi 13,12). Quando ci ritroveremo faccia a faccia con Dio potremo conoscere a pieno e chiedere conto delle sue azioni.