Elly Schlein (vicepresidente dell’Emilia Romagna): «Riscrivere le norme sull’immigrazione seguendo l’intuizione dei corridoi umanitari”
Torre Pellice, 25 Agosto 2020
«Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio: sortirne tutti insieme è la politica, sortirne da soli è l’avarizia». Nella famosa e citatissima frase di don Lorenzo Milani (chi legge perdonerà l’ennesima citazione) la parola chiave è “insieme”. E su questo “insieme” Elly Schlein, vicepresidente dell’Emilia Romagna ed ex parlamentare europea, costruisce le sue battaglie, aggiungendo un’altra parola chiave: l’ascolto. L’abbiamo intervistata a margine della serata organizzata dalle Chiese valdesi e metodiste a Torre Pellice (Torino) su “La giustizia sociale e ambientale per la costruzione della società post-Covid”.
«Dobbiamo partire dall’ascolto delle persone e dei territori per ricostruire il Paese dopo questo disastro della pandemia. Non per tornare alla normalità di prima, ma con l’ambizione di correggere le storture e di lottare contro le diseguaglianze e per la transizione ecologica. Questo virus può colpire tutti, ma l’impatto della crisi sanitaria ed economica non è uguale per tutti ed è più pesante per i più deboli. Si sono persi 500mila posti di lavoro, quelli dei lavoratori più precari, giovani, donne. I sindaci ci dicono che sono venute a chiedere il sostegno della solidarietà alimentare persone che mai avevano chiesto aiuto. Credo che dobbiamo cogliere questa drammatica occasione per conoscere meglio i bisogni delle nostre comunità e riscrivere tutti i nostri strumenti di supporto».
Lotta alle diseguaglianze e transizione ecologica: un “vasto programma” direbbe qualcuno
«Sono temi che stanno insieme e che non solo sono nell’agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile, ma sono in tanta parte del pensiero cristiano. E trasversalmente sono presenti nelle manifestazioni dei giovani di tutto il mondo. Sono inscindibili perché chi sta pagando il prezzo più alto dei cambiamenti climatici sono le popolazioni che meno hanno contribuito a causarle. Anche in Italia le persone che rischiano di pagare maggiormente la fragilità del territorio sono quelle più deboli che non possono decidere dove vivere, dove lavorare, quale aria respirare».
Lei è entrata al Parlamento europeo da europeista convinta e come ne è uscita? Crede ancora nell’Europa?
«Ci credo di più, perché ho constatato con mano dove stanno i problemi, nella mancata volontà di molti governi di fare davvero l’unione. Abbiamo di fronte grandi sfide: il clima e la lotta alle diseguaglianze, come detto, e il rilancio dell’economia, ma con strumenti diversi rispetto al passato quando è mancato un grande piano di investimenti per combattere proprio le ingiustizie sociali e ambientali. Vedo dei segnali incoraggianti. Nella scorsa legislatura eravamo in pochi a parlare di un “Green Deal” per la ripresa, adesso è diventato un programma della Commissione. Anche il Recovery Fund è uno strumento importante. Complessivamente 750 miliardi orientati verso la transizione ecologica, la transizione digitale e la dimensione sociale. Non è sbagliato il progetto europeo, è mancato il coraggio di portarlo a termine, bisogna sfidare i soliti egoismi nazionali».
Intanto, la politica non riesce ad affrontare in maniera efficace il tema dell’immigrazione
«La più grande delusione rispetto a questo governo è la non discontinuità con quello precedente. I decreti sicurezza andavano cancellati, provocano insicurezza e irregolarità . In Europa servirebbe una riforma complessiva della normativa sull’immigrazione con la riforma della Convenzione di Dublino (già approvata dal Parlamento europeo) che cancellerebbe il criterio ipocrita del primo Paese di arrivo. In Italia bisogna seguire l’intuizione di valdesi, Federazione chiese evangeliche e Comunità di Sant’Egidio con i corridoi umanitari. E varare percorsi legali di ingresso anche per chi cerca un’opportunità di lavoro. Poi, occorre far saltare i memorandum con la Libia e smettere di chiudere gli occhi sui diritti violati nel Mediterraneo e nella rotta balcanica».
Per rivedere la serata pubblica sul tema “Affinché lo lavorasse e lo custodisse”. La giustizia sociale e ambientale per la costruzione del post Covid” cui a partecipato, fra gli altri Elly Schlein, cliccare qui