La Bibbia in tante pagine ci parla del rapporto tra Dio e il popolo utilizzando il termine Patto. Così nel rapporto con Israele è detto: «… questo è il patto che farò con la casa d’Israele, dopo quei giorni, dice il Signore: io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo.» (Geremia 31,33).
Proprio perché Dio ha stabilito un Patto con tutti noi, i cristiani hanno accolto l’opera del Signore Gesù ricordando le parole del loro Signore durante l’ultima cena: «… perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati.» (Matteo 26,28).
Accogliendo questo Patto, ogni credente ne è rallegrato e decide di consacrare la propria vita nel compiere la volontà del Signore. L’apostolo Paolo esorta i cristiani di Roma ad essere «… trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà .» (Romani 12,2).
Il movimento metodista fin dall’origine ha ritenuto essenziale porre in evidenza la gioia della consacrazione al Patto che Dio ha stabilito in Cristo Gesù per la salvezza dei molti. Per tale ragione il fondatore del movimento metodista, John Wesley, si convinse della necessità di istituire nelle nascenti comunità un atto particolarmente significativo, mediante il quale i convertiti potessero rinnovare l’impegno assunto al momento della loro conversione, richiamandosi al patto che a suo tempo Dio aveva stabilito con il suo popolo e che aveva rinnovato in Cristo.
Nel 1755 egli fu in grado di tenere pubblicamente il primo di questi culti solenni che furono appunto chiamati “di rinnovamento del patto”. Secondo l’opinione di alcuni studiosi, il fatto che le “società ” metodiste si riconoscessero ogni anno in un patto con Dio, fu tra le ragioni che determinarono il successo del metodismo e quindi l’influsso positivo che esso esercitò all’interno della compagine sociale.
Ancora oggi nelle chiese metodiste e, dopo il Patto d’integrazione anche nelle chiese valdesi, è consuetudine tenere questo culto a capodanno o nella prima domenica dell’anno oltre in altre occasioni di rilevanza per la vita delle chiese stesse.
28 dicembre 2015