Ha avuto uno spirito giovanile a lungo. Alla fine degli anni ’60, ormai quarantenne, ha accompagnato come membro del Comitato nazionale la FUV, la Federazione delle Unioni valdesi dei giovani, fino alla vigilia della sua fusione nella Federazione giovanile evangelica in Italia (FGEI). Il suo linguaggio talvolta pungente e dissacrante era uno degli aspetti di questa mentalità giovanile anche dopo, nei successivi servizi in cui si è impegnato.
Per lunghi anni era stato membro delle chiese battiste della zona torinese. Aveva fatto studi teologici a Rivoli e alla Scuola teologica di Fiascherino (presso Lerici, in provincia di La Spezia) gestita dall’organizzazione battista dell’Associazione missionaria evangelica italiana (AMEI) dove insegnavano i pastori Enrico Paschetto, Michele Sinigaglia, Domenico Maselli e, occasionalmente, altri, (vedasi la recensione di Giorgio Bouchard al libro di Marco Stretti sull’ultimo numero di Riforma, p. 7).
Passato alla Chiesa valdese, vi ha svolto vari servizi, ad Agape, poi in Claudiana, dove è stato per vari anni contabile. Infine, dal 1979 al 1994, è stato chiamato al servizio pastorale che ha svolto nelle chiese di San Secondo di Pinerolo, Ivrea, Alessandria, Bassignana e Torino.
Nella Claudiana non si limitava a tenere i conti, ma la sua vocazione pastorale si esprimeva anche in frequenti meditazioni bibliche pubblicate sul giornale della chiesa.
Era anche un buon conversatore con i clienti. Molti sono stati condotti a porsi il problema della fede parlando con lui. Alcune sue meditazioni sono state raccolte, insieme a quelle di altri, nel volumetto da lui curato, “Sfida della Parola” del 1972. Sottolineava, insieme a Giorgio Tourn e Paolo Ricca, che la sfida è quella della Parola biblica, non della parola degli autori delle riflessioni.
Assiduo lettore, non si spaventava di fronte alla corposa teologia di Karl Barth, ma era particolarmente affezionato al Vangelo di Giovanni. A volte curioso, nelle sue meditazioni raccolte nel volumetto si incontrano testi di solito poco utilizzati nella predicazione, come il secondo libro delle Cronache. Gli piaceva la musica, in particolare quella di Mendelssohn.
«Nel giorno delle piccole cose c’è il Signore a guardarci. Compiamo dunque con fedeltà queste piccole cose. Senza superbia ma anche senza stanchezza, con modestia ma con fede, perché “chi è fedele nelle cose minime lo è anche nelle grandi”» (Sfida della Parola, pag. 19). Salutiamo in lui un servitore che ha saputo con umiltà curare molte piccole cose, sapendo che Dio rende grandi le realtà che noi consideriamo piccole e piccole quelle per noi più appariscenti.
Tratto da Riforma del 9 dicembre 2016