È mancato a 89 anni il pastore nato in Africa da genitori missionari. Una vita al servizio della chiesa, locale e universale
Mentre ricordiamo gli 850 anni del movimento valdese, il ministero del pastore Renato Coïsson, deceduto il 7 novembre all’età di 89 anni, ci rende consapevoli che questa storia è costituita di molti snodi, piccoli e grandi, di rilevanza a volte pubblica a volte solo interna: una rilevanza, tuttavia, che sempre serve a capire come la testimonianza resa all’ Evangelo si collochi sempre nel mondo e nella storia.
Renato Coïsson era nato nel 1935 ad Asmara, in Eritrea, da genitori entrambi missionari: e per una buona ventina d’anni ha mantenuto il legame con l’Africa dedicandosi al Comitato italiano della Cevaa (Comunità di chiese in missione) e venendo a conoscenza di situazioni difficili, che poi spiegava anche in articoli sulla stampa evangelica, come nel caso, su L’Eco delle valli valdesi – La luce, del Mozambico squassato dai postumi del colonialismo, dalla guerra civile a cavallo fra gli anni ’80e ’90, e poi dal disastro economico. Alla presenza valdese “storica” in quelle terre dedicò un contributo all’interno del vol. 4 della nuova «Storia dei valdesi» (Missionari e missionarie valdesi).
«L’opera missionaria – raccontava a Riforma al momento della sua emeritazione, nel 2005 – ti permette di collocare veramente il lavoro della tua chiesa locale in una dimensione più ampia, nella prospettiva cioè della realtà della chiesa universale: un arricchimento notevole, ancorché faticoso». Lo “snodo”, per Coïsson e per la Chiesa tutta era stato il passaggio decisivo in seno alla Cevaa: da un’idea tradizionale di servizio basato sull’aiuto da Nord a Sud del mondo a una nuova prospettiva: «non più la “missione” di un tempo – sono parole sue –, ma piuttosto lo scambio di forze pastorali tra chiese di continenti diversi. Abbiamo imparato per esempio, nei seminari di preparazione dei missionari, nuove tecniche di animazione e conduzione dei gruppi di catecumeni, che non avevamo studiato». Non stupisce quindi che ci lasci in eredità la serie di libretti di raccolte di testi della fede universale della Cevaa, «Quando è giorno», «In attesa del mattino», «Al di là delle barriere», «Spalanca la finestra», «Un sentiero nella foresta» e «Allarga la tua tenda», redatte c traducendo i testi e curandone la stampa tra il 1988 e il 2016.
Qualche passo indietro: dopo l’infanzia in Africa, vengono gli anni di studio al Collegio valdese di Torre Pellice, alla Facoltà valdese di Teologia e al New College di Edimburgo. Poi i primi incarichi, in prova, a Rodoretto e Massello, la consacrazione nel 1965, e il servizio nelle chiese di Rodoretto e San Germano Chisone. Poi Coïsson è pastore al Serre di Angrogna (1966/72), e qui avviene un’altra “piccola o grande cesura”. All’epoca c’erano ancora due pastori e due case pastorali sul territorio di Angrogna (nel passato ve ne furono anche tre!), ma i cambiamenti sociali ed economici in atto portano all’unificazione delle parrocchie, ed egli diventa pastore eletto dalla chiesa autonoma di Angrogna, ormai “una”. «In particolare nei primi anni – raccontava – ho vissuto il periodo dello spopolamento montano. In molti lasciavano i paesi più alti e le comunità si riducevano di conseguenza; poi magari ho ritrovato alcune famiglie nella bassa valle, a San Germano e Pomaretto».
Pomaretto sarà la sua sede fino al 1991, quando avverrà il trasferimento a Trieste, dove cura la comunità valdese e per alcuni anni anche quella metodista (1991/2000). È il momento di un altro incrocio con la storia: sono gli anni della guerra nella ex-Jugoslavia e Coïsson, con altri colleghi e con la moglie Marie-France, ugonotta delle Cevenne sempre impegnata nei movimenti pacifisti, si trova a gestire gli aiuti delle chiese italiane a fratelli e sorelle evangelici di Fiume e Abbazia. Negli anni di Sanremo e Bordighera (2000/2005) avverranno altri incontri: la cooperativa agricola di sorelle e fratelli africani, sostenuta nel Sanremese. Gli anni dell’ emeritazione, poi, a Torre Pellice, saranno caratterizzati da un’ulteriore “nuova frontiera”: il dialogo telematico con le persone che, da fuori, entravano in contatto con la Chiesa valdese attraverso il sito di quest’ultima. Un’interlocuzione che durerà fino al 2017.
Il suo intervento nella Storia dei valdesi si conclude con alcune parole scaturite dall’Assemblea della Cevaa a Porto Novo (Benin, 2002), che possiamo riportare come indicative del lungo ministero di Renato Coïsson: «La nostra vita comunitaria è un dono di Dio. Le nostre differenze sono un segno della sua ricchezza. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per incoraggiarci nelle preoccupazioni e nelle gioie (…). Così andiamo all’incontro degli altri nell’attesa della riconciliazione dell’umanità e della creazione».
Tratto da Riforma.it, foto di Pietro Romeo.