«Ciò che è stato è quel che sarà ; ciò che si è fatto è quel che si farà ; non c’è nulla di nuovo sotto il sole.»
“Non ci sono più i valori di un tempo”; “ormai nessuno crede più in niente”… Uno dei temi più amati dagli integralisti di ieri e di oggi è quello del declino umano, inteso come perdita della morale condivisa che avrebbe caratterizzato giorni di maggiore fede. Mi sono sempre chiesto a cosa si riferiscano: alla chiesa trionfante di costantiniana memoria? Al medioevo cristiano? Allo stato pontificio…? Davvero si può avere nostalgia di quei tempi?
La verità delle parole del Qoelet sta proprio nel ricordarci che l’umanità , invece di decadere da una presunta età dell’oro, si ripete con tragica monotonia: dalla caduta di Adamo ed Eva ad oggi essa rinnova suo il ritornello di violenze piccole e grandi, la sua liturgia di empietà .
Il richiamo ai “bei tempi passati”, purtroppo mai esistiti, prelude in genere all’invocazione di un’etica rigida, di leggi severe e liberticide, in realtà utili solo a portarci a nuovi tempi di servitù. Se vogliono rendere il mondo migliore, l’unica legge che i cristiani possono invocare è piuttosto la “legge” dell’amore.
Il cristiano, dunque, non si appelli restrizioni, non imponga una morale oppressiva e oscurantista, ma viva l’amore che riceve da Dio in maniera responsabile, costruttiva e feconda: allora, anche se magari solo per un breve tempo, lo spirito del Regno di Dio farà capolino nel mondo, rompendo la monotonia del Male e accendendo una nuova speranza per questa umanità malata, ma in cerca di redenzione.