“Ma tu…”
L’ultima parola che trovo evidenziata nel libro dei Proverbi in quella vecchia Bibbia è forse la più enigmatica della serie. Ci troviamo qui davanti ad un maestro che istruisce i suoi alunni che forse si accingono a scegliere la loro sposa. Ne nasce quindi un ritratto della donna ideale, le cui caratteristiche devono rispondere alla necessità di rappresentare un buon investimento commerciale. Di lei si sciorina tutta una serie di lodi per gli attesi comportamenti in diverse situazioni concrete. Riesce alquanto difficile per noi moderni riconoscerci in questa rappresentazione. Perché allora focalizzarci su questo testo? Una ragione potrebbe consistere nel fatto che questi testi ci interrogano sulla nostra vita, sui nostri investimenti concreti e anche su quelli spirituali che dovrebbero orientarli. Ma è forse la conclusione di quel lungo elenco, quella che ci sorprende, forse per la sua ironia. Infatti emerge la riflessione sulla totale vanità delle nostre “filosofie” di vita e soprattutto su quei valori, come la bellezza, che possono essere determinanti e convincenti nelle nostre esperienze, ma che si rivelano del tutto caduchi. L’esortazione che ricaviamo, dunque, è quella di prendere le distanze dalle illusioni destinate a cadere e ricercare invece valori più elevati e duraturi.
Trovo una sottolineatura nel libro che riguarda una vocazione diretta all’interlocutore: c’è un “tu” che interpella il lettore e lo mette in comunicazione con Dio e con il suo amore imperituro. Ciascuno di noi, indipendentemente dal suo genere e dalla sua collocazione nella storia, è chiamato ad un incontro col Signore, e la chiamata giunge inattesa, improvvisa e incalzante.
Grazie a questo messaggio tutti quanti, al di fuori del tempo, possiamo riconoscere l’importanza di affrontare e approfondire il libro dei Proverbi.