“La mignatta ha due figliuole, che dicono: Apporta, apporta. Queste tre cose non si saziano giammai; Anzi queste quattro non dicono giammai: Basta!”.
I Proverbi non sono mai astratti ma immersi nella realtà delle situazioni della vita. La nostra difficoltà appare evidente in quanto non è facile astrarli da un contesto così diverso dal nostro mondo moderno. Forse queste parole sono frutto dell’osservazione di un medico intento ad applicare salassi, e che ne ha tratto lo spunto per fare considerazioni di carattere generale sulla natura degli esseri umani, con il conseguente invito a ritrovare una saggezza smarrita.
Oggi potremmo forse leggere le figure delle due o tre figlie come una raffigurazione della smania di tesaurizzare che caratterizza gli uomini e che non si sazia mai, focalizzandosi sul possesso delle cose, vissute come fonte di sicurezza; il risultato è quello di rimanere ancorati al tempo presente perdendo di vista il futuro. I Proverbi cercano proprio di mettere in luce questa mancanza di visione dettata da uno sguardo miope sulla vita e sul mondo. Anche l’evangelista Luca (cap. 12) nella parabola del fattore infedele apre ad un orizzonte alternativo, in cui si affaccia – come premessa – la possibilità di ringraziare per il buon raccolto e di considerare un altro genere di ricchezze, quelle di Dio.
Il principio della saggezza è acquisto di intelligenza… Se la vita del cristiano, come osservava Jacques Ellul, è contenuta in un dare e in un ricevere, allora è anche vero che non è mai stata tra le vie più praticate, senza dimenticare che non è tuttavia “la strada che conduce al paese della promessa”.