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Predichiamo un Dio dimezzato?

Secondo appuntamento con la rubrica del pastore Marco Di Pasquale

Nellʼinquietudine per lʼattuale clima della politica mondiale, ho riletto il breve romanzo di Italo Calvino Il visconte dimezzato. È la storia di Medardo, visconte di Terralba, il quale durante una battaglia viene squarciato da una palla di cannone. La metà di lui rinvenuta, chirurgicamente medicata, sopravvive e torna a casa. Senonché la mutilazione di Medardo è al contempo fisica, psichica e morale: la sua metà reduce si rivela un mostro che riversa sui sudditi e finanche su flora e fauna dei suoi territori la propria malvagità, mediante inganni, ipocrisie e violenze. È più che lo sfogo del suo comprensibile dolore: è un distillato del male come ascesi conoscitiva, come sovvertimento sistematico dei valori. «Se mai tu diventerai metà di te stesso» dice Medardo «capirai cose al di là della comune intelligenza dei cervelli interi. Avrai perso metà di te e del mondo, ma la metà rimasta sarà mille volte più profonda e preziosa» – benché non si capisca dove risieda in ciò la profondità – «E tu pure vorrai che tutto sia dimezzato e straziato a tua immagine, perché bellezza e sapienza e giustizia ci sono solo in ciò che è fatto a brani». Parole (e azioni) senza scrupoli, ricche di fascino – e come non pensare a un Nietzsche o a un de Sade! – calzanti anche a certi odierni capi che, nellʼesercizio spregiudicato del potere, paiono esseri umani dimezzati. Di certo lo storpiamento umano – il legno storto direbbe Kant, facendo eco allʼEcclesiaste – seduce.

Ma è miracolosamente sopravvissuta anche lʼaltra metà del visconte, quella soltanto buona, il cui immancabile contegno caritatevole e il cui moralismo finiscono per renderlo antipatico ai sudditi (viene in mente Lʼidiota di Dostoëvskij). Gli somigliano le odierne forze cosiddette progressiste, spregiate come buoniste e moraliste da larghe parti dellʼelettorato mondiale. Dietro la convinzione di poter restare buoni e puri nel fronteggiare la cattiveria del mondo, traspaiono antiche teologie dualistiche, che di fronte al mistero del male, per preservare la bontà di Dio lo confinavano in una pura dimensione spirituale, individuando in un secondo dio il creatore e signore del mondo malvagio che vediamo.

Mi pare che in Europa, quel che oramai di fatto predichiamo è un Dio dimezzato, di cui riconosciamo un lato solo, censurandone lʼaltro. Forse per questo la (ri-)comparsa sulla scena di mostruose metà ci coglie alla sprovvista. Badiamo allora sempre a non confidare in mezzi dèi: solitamente sono idoli.

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