“Ma i giusti si rallegreranno, trionferanno in presenza di Dio, ed esulteranno di gioia”.
Salmo 68,3
I giusti si rallegreranno, dice il salmista. Ma chi è giusto? Qoelet dirà: non c’è sulla terra nessun uomo giusto, e l’apostolo Paolo, riprendendo le Scritture, scrive ai Romani: “Non vi è un giusto, neppure uno”. E dunque? Dobbiamo forse vivere unicamente all’insegna della consapevolezza del nostro peccato? Mi sento di dire con forza che no, non siamo in questa condizione, perché siamo stati giustificati, per grazia, tramite la fede, dal nostro salvatore Gesù Cristo che consente così ad ogni essere umano di essere simul iustus et peccator, come diceva Lutero: contemporaneamente giusto e peccatore. E allora ricordiamocelo che siamo stati giustificati, che siamo in grado di operare la giustizia, pur nelle forme monche e opache determinate dal nostro essere peccatori e peccatrici nel mondo, e comportiamoci secondo la grazia che ci è stata donata. Credo che anche la conversione passi attraverso l’assunzione di questa responsabilità, di questo credito di giustizia che abbiamo ricevuto in dono. Non siamo del tutto perduti alla fine, c’è in noi la scintilla della giustificazione, che può accendere fuochi di bene, che può renderci operatori di pace e di giustizia, in Cristo. In qualche modo potremo poi rallegrarci, quando vedremo il Signore, di quello che abbiamo saputo mettere a frutto della nostra giustificazione, di come siamo stati testimoni operosi della salvezza, di come abbiamo saputo cogliere la grazia che redime e che salva. Potremo esultare di gioia trionfante per averlo saputo vedere, il bene, e per avergli dato spazio nelle nostre vite, per averlo reso visibile ai fratelli e alle sorelle che abbiamo incontrato, e per aver scorto, in esso, il segno della grazia del Signore.