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Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te

Nelle nostre azioni l’umanità va sempre preservata e mai negata

«Agisci in modo da trattare lʼumanità, nella tua come nellʼaltrui persona, sempre anche come fine e mai soltanto come mezzo». È una delle tre formulazioni kantiane dellʼ“imperativo categorico”, cioè della legge morale, del criterio supremo della ragione riguardo allʼagire umano. Detto altrimenti: non è moralmente lecito compiere unʼazione se essa riduca se stessi o altri esseri umani a semplici mezzi, quandʼanche il fine sia ritenuto buono. Per Kant il criterio della moralità di unʼazione sta nel suo poter valere universalmente, tanto se rivolta a chiunque altro quanto a se stessi. Vi risuona la “regola aurea” espressa anche da Gesù e presente in tutte le grandi culture della storia umana: non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. Il sommo principio di unʼetica universale deve essere puramente “formale”: non deve sancire quali siano le azioni da compiere, ma come debbano essere, per esser morali.

Adolf Eichmann, uno dei principali attuatori dei campi di sterminio nazisti, nella sua difesa durante il processo a cui fu sottoposto in Israele nel 1961, arrivò ad affermare di aver sempre vissuto seguendo i princìpi dellʼetica kantiana, citandone una frase chiave: «la massima (cioè il motivo allʼazione) della mia volontà deve esser sempre tale da poter divenire principio di leggi universali». È unʼaltra delle formulazioni dellʼimperativo morale kantiano. Per un soldato, il giusto motivo dellʼagire, il “dovere morale” primario, è ubbidire agli ordini dei suoi superiori anche quando non li condivida. Diversamente nessuna disciplina, né esercito, né difesa della patria sarebbero mai possibili. Eichmann non negava di aver materialmente eseguito le atrocità imputategli, ma ne spostava lʼintera responsabilità sui gerarchi che gliele avevano comandate.

Se il principio morale non deve prescrivere cosa sia lecito o meno fare, ma deve essere puramente formale, è anche possibile rivestire la sola identità del perfetto funzionario, tenuto a ubbidire a ordini superiori senza discutere. Ma nel formulare lʼimperativo categorico, come si è visto, Kant introduce meravigliosamente il termine «umanità» – che non è elemento formale! Kant rinuncia allʼassoluta purezza formale del principio per stabilire che mai nellʼagire si può prescindere dallʼessere umani fra esseri umani.

Lʼumanità va inderogabilmente preservata in qualunque situazione: non ce ne si può spogliare, né la si può negare ad altri. Badiamo oggi a non considerarla come un vestito buono solo in certe stagioni.

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