«O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?»
Michea, a metà dell’VIII sec. a. C., opera nel regno di Giuda e diffonde un messaggio di giudizio sul popolo accusato di essere ribelle a Dio. Dio è uscito dal tempio, dice il profeta, e, nel camminare in mezzo al popolo, incontra la gravità delle trasgressioni di Israele.
Che fare per evitare il giudizio di Dio? Il popolo conosce molto bene gli strumenti religiosi utili per placare la collera divina: i sacrifici nel Tempio di Gerusalemme. Perciò questo popolo chiede al profeta quale particolare sacrificio vuole Dio. No, non sacrifici, ma tre atti significativi.
Praticare la giustizia. Si tratta di difendere i diritti dei più deboli socialmente perché emarginati. Si tratta di ristabilire una vera vita nella pace.
Amare la misericordia. È l’impegno ad amare veramente, sempre perché l’amore è l’unico atto pensabile e possibile.
Camminare umilmente con Dio. Da una parte l’immagine del “camminare” indica il movimento e dall’altra parte il nome “Dio” indica il mezzo e il fine di tale cammino. Si tratta allora di porsi in movimento spostando se stessi da situazioni consolidate per acquisire umiltà nel sentiero già tracciato da Dio.
Questi tre atti sono i frutti di una via di pace e di consacrazione alla volontà di amore che è in Gesù. Abbandoniamo il nostro cammino di vanità e chiediamo a Dio di darci benedizione affinché la nostra vita quotidiana sia segnata da una nuova santificazione nel praticare la giustizia, nell’amare la misericordia e nel camminare umilmente con Lui.