«Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio»
La pace è connessa con i beni della terra. Chi si adopera per la pace vede per tempo quali sono i problemi che possono sorgere, anzi che inevitabilmente sorgeranno, se quei beni sono mal divisi. La mala divisione crea conflitto. La precarietà dei beni crea insoddisfazione e rabbia. Bisogna cercare il modo di uscirne. Normalmente non se ne esce; c’è sempre qualcuno che resta soddisfatto e altri che penano.
I beni sono legati a un territorio e alle sue risorse, di cui la principale è l’acqua. Si sono contati attualmente 343 conflitti in corso nel mondo a causa del possesso dell’acqua. Possesso: brutta parola, da mettere in questione. A causa del possesso delle risorse i territori sono contesi, lacerati dai conflitti, oppure conquistati e sfruttati a beneficio dell’invasore di turno o di chi abilmente smette di invadere perché ha trovato il modo di ammansire a suon di moneta i governanti locali e difendere una pace apparente per poter tranquillamente continuare a depredare le risorse.
Si opera per la pace quando si smaschera la pace apparente e si comincia seriamente a cercare un modo per usare in comune e sobriamente le risorse, come facevano i nostri contadini quando stabilivano tra di loro un turno per attingere l’acqua di irrigazione.
Dio interviene perché la vita rinasca. Figli e figlie di Dio sono coloro che si appassionano alla ricerca tempestiva di soluzioni quando si profilano i conflitti, perché dalla loro azione può rinascere una vita vivibile per tutti.