Il Signore Gesù Cristo dice: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.»
Il cuore, nel mondo antico, era considerato la sede non soltanto dei sentimenti, ma anche dei pensieri. Era considerato il motore delle azioni e delle scelte, tanto spontanee quanto meditate. Questa parte dei discepoli, l’origine dell’azione, deve essere puro, non doppio, non torbido, non divaricato tra apparenza e sostanza. Cioè, diretto soltanto ai buoni sentimenti? Un cuore che sceglie il bene?
Direi di no. Piuttosto, è un cuore che non sceglie perché non appartiene a se stesso. Un cuore che non si fa dirigere dal male umano, ma nemmeno dal bene umano, perché non il cuore stesso, ma Gesù regna e dirige quel cuore.
L’esempio più calzante del cuore puro è quello di un bimbo piccolo, di un anno e mezzo, che non ha una propria coscienza autonoma sul bene e sul male. Non sa che cosa è bene e che cosa è male, ma si fida della parola della mamma, si ferma quando la mamma gli dice di fermarsi, corre verso di lei quando lei lo chiama. Non conosce una divaricazione tra pensiero e sentimento o tra obbedienza e ideale, non rimugina cose del tipo “Non sono d’accordo, ma obbedisco perché mi conviene” oppure “Non appena potrò farlo, presenterò il conto della mia obbedienza”. No. Il sentimento e il pensiero sono uniti nell’ascolto e nell’obbedienza della parola della mamma. Perché questo avvenga, occorre che il bambino, come anche il discepolo, non sia interiormente solo, ma abbia una presenza da seguire e una parola da ascoltare. Quando questo viene fatto con semplicità , cioè senza doppiezza, allora il cuore è puro.
Perché il cuore sia puro, occorre che abbia rinunciato all’autonomia nei confronti della parola che riceve. Cioè, anche e soprattutto la nostra idea di bene può macchiare il nostro cuore e renderlo impuro. Non si può avere il cuore puro mantenendo una distanza critica con la parola di Gesù, ma è la parola di Gesù che è critica verso di noi e verso il mondo. Questo è molto importante da ricordare: oggi tante persone si dichiarano cristiane nella misura in cui il loro cristianesimo è contenibile all’interno della propria autonoma architettura spirituale ed è ospitabile all’interno dei propri valori di riferimento. Questo non significa avere un cuore puro. Il cuore puro è soltanto quello in cui è Gesù a regnare ed è la sua parola a decidere e a dirigere. Puro dal male, ma anche dai nostri preconcetti e dalle nostre sicurezze riguardo al bene. È appunto il cuore di un bambino, che ascolta, che si fida e che impara. C’è differenza tra la parola di Gesù e i nostri buoni sentimenti!
C’è soltanto il Signore Gesù Cristo davanti al cuore puro che vedrà Dio. Scrive Dietrich Bonhoeffer: “Vedrà Dio solo chi, in questa vita, ha guardato unicamente a Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Il suo cuore è libero da immagini che possano macchiarlo, non è trascinato ora qui ora lì dalla molteplicità dei propri desideri e delle proprie intenzioni. È tutto intento a guardare Dio. Vedrà Dio colui il cui cuore è divenuto specchio dell’immagine di Gesù Cristo”.