Il Signore Gesù Cristo dice: «Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.»
L’ultima delle beatitudini, delle certezze di consolata beatitudine per gli ascoltatori e per i discepoli, l’unica in seconda persona: “Beati voi”. Beati voi, perché soffrirete direttamente a causa della vostra appartenenza a Gesù Cristo, perché soffrite per la reazione del mondo al fatto che appartenete a lui. È l’unica beatitudine assicurata per chi si trova in una situazione “per causa di Gesù”. E questa situazione è la persecuzione. I credenti sono perseguitati non per quanto fanno, dicono, pensano. Sono perseguitati per causa di Gesù. È lui che è perseguitato nelle persone dei credenti. È lui che porta la responsabilità e la colpa della persecuzione diretta a persone che facevano la loro vita tranquilla, che sono state chiamate e mandate da lui come pecore in mezzo ai lupi. La causa della persecuzione non è l’ignoranza, il fanatismo o l’intolleranza. La causa è Gesù, annunciato come Signore della realtà , annunciato contro i falsi signori. È l’uomo sulla croce che è causa e fine della persecuzione, e i perseguitati, portando la loro croce, cioè la loro morte fisica, sono uniti al loro maestro nella sofferenza.
La comunità di Gesù ha sofferto la persecuzione fisica. Poi altre generazioni si sono confrontate con la persecuzione cruenta. Che avviene anche oggi, in alcune parti del mondo. La precisazione “per causa di Gesù” non rende questa realtà risolvibile in forma politica o culturale. Cioè, non è un problema che sta nella cornice della tolleranza, dei diritti umani o della libertà religiosa. È una realtà che è compresa nella predicazione del Vangelo. L’annuncio di Cristo scatena una persecuzione contro Cristo nelle persone di quelli che credono in lui. Perché questo annuncio è un annuncio di morte e di sconfitta delle potenze del mondo.
L’anonimo legionario romano che rifiutò la corona (una medaglia dell’epoca) con conseguente omaggio agli dei di Roma dicendo: “Christianus sum” e subito messo a morte, cui è dedicato il “De corona militis” di Tertulliano e il pastore Paul Schneider, massacrato di botte a Buchenwald perché si rifiutava di togliersi il berretto davanti alla bandiera del Reich, predicavano il giudizio vincente di Dio contro le prepotenti potenze del mondo. Se Cristo è il Signore, non può esserlo Cesare, non può esserlo il Fà¼hrer, non può esserlo il Caro Leader, non può esserlo il popolo, non può esserlo il mercato! È tutto qui il motivo della persecuzione. Mediante la predicazione, il Signore Gesù Cristo viene proclamato, appunto, Signore. Dove questa proclamazione risuona senza compromessi e senza timidezza, suscita opposizione, quindi persecuzione.
I perseguitati non sono eroi, non hanno doti umane di coerenza e di forza che devono essere ammirate. Semplicemente – ma quanto è difficile comprenderlo nella nostra tranquilla situazione – videro e vedono con chiarezza la sconfitta della persecuzione stessa. La rabbia cieca e feroce di chi pensava di essere Signore, ma che è sbugiardato dalla proclamazione del vero Signore, del Signore Gesù Cristo. Questa rabbia cieca è perdente. Il credente perseguitato per causa di Gesù vede chiaramente e tragicamente la sconfitta dei falsi signori e la vittoria del vero Signore, che è la vittoria per lui e per ciascuno di noi.