«E, per lo spavento che ne ebbero, le guardie tremarono e rimasero come morte».
Le due guardie romane messe lì da Ponzio Pilato su richiesta delle autorità religiose. Concordate. Un compromesso tra trono e altare. Due guardie perfettamente inquadrate. Difendono il sacro sepolcro. Per impedire che qualcuno possa entrare in contatto diretto con Gesù: Gesù, lo gestiamo noi. La minaccia di un culto di Gesù viene sottoposto alle forze dell’ordine. La libertà di culto è pericolosa. Una storia che conosciamo. Da ormai più di 1700 anni. Forse è questa la ragione per cui la prima confessione del nostro continente è quella atea. L’affermazione del non-c’è. Del vuoto. Come quello nelle teste delle due guardie. Che fanno virilmente da guardia a un sepolcro vuoto. Da tempo i nostri testimoni della risurrezione, in realtà , sono le guardie romane. Senza nomi. Potremmo essere tutti noi. La pattuglia di Ponzio Pilato impalata in questa storia cristiana millenaria. Senza ascoltare. Senza comunicare. Senza cercare Gesù. Senza piangere. Senza temere. Senza gioire. Senza correre.
Sì, qualche volta, la forza e la bellezza della parola ci colpiscono, ci spaventano, ci fanno tremare, ci fanno sentire qualche senso di colpa, e possiamo rimanere anche come morti. I colpi della parola abbattono per un momento. Ma non cambia nulla. Ci riprendiamo e faremo il nostro rapporto presso le autorità per scongiurare ogni pericolo di qualsiasi minaccioso cambiamento.
Sì, spesso, non rappresentiamo altro che le guardie romane, la pattuglia di Ponzio Pilato impalata in questa storia controllata, sigillata, dominata, messa in scena, da millenni, tutta familiare ormai, tutta nostra ormai, tradizione, le nostre “radici”. Eppure, le guardie romane non sanno dove sono capitate…
Le protagoniste di questa storia sono altre. Due donne. Di nome Maria. Persone vere. Né concordate né compromesse né inquadrate. Né sante né di alcun ordine religioso. Semplicemente due donne. Maria e Maria, la pattuglia dell’assoluto non-potere. Il non potere dimenticare Gesù.
Altro non abbiamo, se non la memoria di Gesù. Il non potere dimenticare Gesù.
Agli occhi loro, le guardie romane, tutte quelle riflessioni che abbiamo fatte finora, c’entrano ben poco. Come se non le vedessero. Sì, le vedono, ma non sono minimamente disturbate o interessate alla loro (non)presenza. Anzi, riceveranno il messaggio: Egli non è qui… perché è risuscitato.