«…e i bambini che gridavano nel tempio: “Osanna al Figlio di Davide!”, ne furono indignati e gli dissero: “Odi tu quello che dicono costoro?” Gesù disse loro: “Sì. Non avete mai letto: ‘Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto lode’?”»
Nell’ottobre del 1945 la chiesa evangelica in Germania formula la cosiddetta “Confessione di peccato di Stoccarda” in cui si accusa di “non aver confessato più coraggiosamente, pregato più fedelmente, creduto più gioiosamente e amato più ardentemente”. Interessante questo piccolo dettaglio: si accusa di “non aver creduto più gioiosamente”. Si accusa di aver mancato di lode. Si accusa di aver mancato della fede dei bambini e dei lattanti.
Chi sono questi bambini tremendi? Sono “i bisognosi d’aiuto”. Il grido dei bisognosi d’aiuto.
Questo è il senso del nostro cantare e pregare: fare coro con il grido dei bisognosi d’aiuto. Non gridiamo ma cantiamo, perché la speranza del grido degli oppressi sono le belle voci dei futuri cori celesti. L’armonia, la bellezza sono anticipi della nostra futura appartenenza alla corale celeste.
Il grido del bisognoso ha profondamente bisogno del bel canto dei credenti che cantano la speranza, la futura armonia, la futura consolazione… non cantiamo solo per noi stessi, ma sempre anche per gli altri. Non veniamo al tempio per adorare Dio solo per noi stessi, ma sempre anche per gli altri. Pregando diventiamo bambini e cantando diventiamo bisognosi d’aiuto. E solo un bisognoso d’aiuto sente i bisogni altrui.
Non perdere la tua voglia infantile di futuro. Non perdere la tua voglia infantile di Dio. Canta. Cantate. La grandezza di Dio non la si può dire, ma solo cantare. Cantare è una salute contagiosa. Una salute contagiosa per gli infermi, i ciechi e zoppi che vengono a lui nel tempio. Cantiamo, prima che sia troppo tardi e ci dobbiamo accusare di non aver creduto più gioiosamente.