«…aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra»
La visita dei magi a Gesù appena nato. Una pagina celebre del vangelo di Matteo che si legge una sola volta all’anno, solo nel giorno dell’Epifania. Proviamo però, per una volta, a leggerla in un giorno che non è l’Epifania; chissà che non di dica qualcosa di inatteso.
I magi offrono a Gesù dei doni chiaramente simbolici, che in qualche modo parlano.
Gli offrono l’oro, che dice quel bambino è un re (il solo vero re presente in questa storia).
Gli offrono dell’incenso, che dice che quel bambino è Dio.
Gli offrono della mirra, un profumo che si usava in quell’epoca per imbalsamare i morti, e che allora dice che quel bambino “re e Dio” dovrà morire.
Anche se non ci pensiamo mai, anche noi quando siamo venuti al mondo, abbiamo ricevuto i tre doni dei magi.
Abbiamo ricevuto l’oro che ci ha detto che noi siamo re, che ciascuno di noi ha un valore inestimabile, davanti a Dio e davanti agli esseri umani.
Abbiamo ricevuto l’incenso, che ci ha detto che siamo figli e figlie di Dio, perché Dio ci ama e ci accompagna per tutti i giorni della nostra vita.
Abbiamo ricevuto la mirra, perché dopo aver vissuto ciascuno la sua vita, diversa da quella di tutti quanti gli altri, tutti però ugualmente moriremo.
Ma torniamo a Gesù. I magi gli hanno donato la mirra come segno che doveva morire, e infatti è morto, lo sappiamo molto bene, ed è “morto male”, della morte dei briganti. Ma poi – questa è la nostra fede – Gesù è risuscitato: era troppo preziosa la sua vita, davanti a Dio, perché Dio permettesse che la morte la inghiottisse una volta per sempre; e poi Gesù era Dio, e se Dio può morire è per tre giorni, ma poi annienta la morte nel nome della vita.
Ma allora se anche noi abbiamo ricevuto come lui l’oro della regalità e l’incenso della figliolanza divina, anche noi risorgeremo, per vivere con lui, con il nostro fratello Gesù, un’esistenza diversa, grazie a Gesù promessa a tutti e tutte, definitivamente più forte della morte.