«Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno. Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: “Dio non voglia, Signore! Questo non ti avverrà mai”. Ma Gesù, voltatosi, disse a Pietro: “Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini”. Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.”»
In questo brano del Vangelo, Pietro rimprovera Gesù. Il discorso appena fatto dal Signore (v. 21) non gli piace. E allora il discepolo rimprovera il maestro, quasi volesse invertire i ruoli. Sebbene sia per amore che egli cerchi di negare quanto Gesù ha appena affermato, di fatto qui Pietro si comporta come se fosse il tutore di Gesù. Questo aspetto non è privo di una sua perenne attualità riguardo al ruolo e alla autocomprensione della chiesa.
In ogni epoca storica, infatti, la tentazione della chiesa è quella di assumere un ruolo che non le compete; anziché rimanere discepola del Signore (capace di accogliere anche quelle parole di Gesù che non le sono gradite), avere la pretesa di diventarne il tutore, quasi che il Signore fosse un minore o un incapace da tutelare, guidare e gestire. Perfino quando questo atteggiamento è generato da intenti protettivi (come nel caso di Pietro che non vuole che il suo maestro venga ucciso) l’assumerlo è di fatto cedere a una tentazione satanica, perché è un mettersi al posto del Signore.
Perciò Gesù risponde a Pietro, che pure aveva fatto una splendida confessione di fede in lui (Matteo 16,16), con parole dure: «Vattene via da me, Satana! Tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (v. 23). Ebbene sì, può accadere che perfino chi confessa la fede in Gesù si trasformi in un satana, cioè in un nemico, ed è innegabile che nella storia della chiesa i peggiori nemici di Cristo siano stati molto spesso proprio quelli che avevano la pretesa di parlare a nome suo, o meglio, al posto suo.
L’unico antidoto a questa tentazione satanica è ricordarsi quale sia il posto che spetta al discepolo, e dunque alla chiesa: quello di andare dietro a Gesù (v. 24), cioè mantenere la consapevolezza che dobbiamo essere noi a seguire lui, senza pretendere che sia lui a seguirci per andare dove noi vorremmo.