«“Chi è mia madre, e chi sono i miei fratelli?” E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, [Gesù] disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Poiché chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre.”»
Il Vangelo può essere ascoltato come voce critica e liberatoria contro concetti ideologici, come per esempio quello della così detta “famiglia naturale”, che pretendono di essere l’unica legittima lettura della realtà , escludendo e disconoscendo altre possibili espressioni.
Infatti, chi propaga la “famiglia naturale” come unica cristiana e sostenibile non può di certo fare riferimento alla parola e alla prassi di Gesù, che, al contrario, estende e trasforma il concetto tradizionale, “biologico”, di famiglia, chiamando madre, fratelli e sorelle tutti e tutte coloro che fanno la volontà di Dio.
Non c’è altro criterio per poter far parte di questa nuova famiglia allargata – né di legami di sangue, né di appartenenza etnica o culturale, né di genere o di età – che non quello di voler aderire al progetto di vita nuova annunciato e iniziato da Gesù, da costruire insieme attraverso legami di fiducia, di amicizia e di amore.
Credo che le nostre chiese siano “famiglia cristiana” in questo senso profondamente biblico. Spazi accoglienti, luoghi dove trovare ascolto e sostegno, dove confrontarsi senza esasperazioni e condanne su vari modelli di vita responsabile, rispettando le differenze e rinunciando a delle discriminazioni, nella ricerca del bene comune, allargando lo spazio e le esperienze di dialogo e condividendo la buona notizia che è Gesù. Quel Gesù che ci invita ad uscire da noi stessi per incontrare, ascoltare, benedire, camminare con la gente, facilitando l’incontro con il Signore, Dio della vita.