«Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù…» (Luca 1,31)
A Natale, c’è anche l’angelo. Crea imbarazzo? Nella Bibbia gli angeli incominciano a parlare col dire “non temere!”. Dunque, loro stessi sanno di creare qualche imbarazzo. “Non temere”. Lorenzo Lotto, in un’Annunciazione del 1527, ha persino rappresentato un gatto che scappa a schiena inarcata, con lo sguardo di traverso rivolto all’angelo. Nelle Annunciazione di Lotto, Botticelli, Carpaccio… la reazione di Maria si legge in un gesto delle mani, le palme verso l’esterno, come per dire: “Calma!”.
Nel Vangelo, l’angelo è presente alla nascita di Gesù e alla resurrezione. “Messaggero del possibile di Dio nell’impossibile umano”, l’angelo appare quando non c’è ancora nessuno per osare dirlo e nessuno per osare crederlo. Testimoni, discepoli, apostoli arriveranno dopo. Come il silenzio di Zaccaria, la presenza dell’angelo non spiega, annuncia, lascia che l’avvenimento segua il suo cammino.
Per tre volte, la storia risuona dell’espressione: “Ecco”. Segnale di un avvio, “ecco” esprime l’inizio della realizzazione delle profezie. Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù… (Luca 1,31). Il primo “ecco” annuncia la nascita di Gesù e ne esprime il contenuto. Viene promesso un figlio dal futuro glorioso, regale ed universale, chiamato Figlio dell’Altissimo, concepito dallo Spirito. Il secondo “ecco” indica la gravidanza inattesa di Elisabetta come segno di conferma della promessa, Ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia … (Luca 1,36). Il terzo “ecco” è la risposta di Maria alla chiamata: “eccomi”, sono pronta ad assumere il mio compito. Ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola… (Luca 1,38)
Così, il Vangelo esprime in una storia che i bambini potranno raccontare e disegnare, i pittori rappresentare e i musicisti cantare, ciò che i concili e i teologi cercheranno di definire: la “doppia natura” di Cristo, vero uomo e vero Dio. Totalmente Altro, eppure “con noi”, vicinissimo. Il mistero dell’incarnazione di Dio, il suo diventare uomo, viene annunciato come miracolo nel quotidiano, nel piccolo, nella corporeità , nella gravidanza inattesa di una ragazza di campagna. Dio prende corpo nell’umanità e comincia con l’abitare quello di una delle piccole creature che non contano.