«Una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni … avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: “Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva”. In quell’istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita dalla sua malattia»
È la storia di un miracolo, quella della guarigione della donna “che aveva perdite di sangue da dodici anni“, ma può anche essere vista come la storia di un miracolo “rubato” a Gesù senza che lui se ne sia reso conto.
Ci sono dei benefici che è vergogna chiedere; dei mali, dei dolori di cui abbiamo pudore anche solo a parlare con chi li può guarire. È la vergogna e il pudore che ha provato questa donna del vangelo, quella vergogna e quel pudore che le hanno impedito di chiedere a Gesù “Signore, salvami!“, e l’hanno spinta a “rubare” da lui la sua guarigione.
La storia della donna è una lunga vicenda di dolore e sofferenza, una vicenda di speranze deluse; l’evangelista ci dice che “molto aveva sofferto da molti medici, e aveva speso tutto ciò che possedeva senza nessun miglioramento, anzi era piuttosto peggiorata“. Dopo tutto quel tempo sprecato, senza più denari e solo con quel sangue che non la smette mai di gocciolare, mettendola oltretutto, secondo le concezioni dell’Israele del tempo, in una condizione di impurità perenne, per cui non può pregare insieme agli altri, e non può toccare nessuno né essere toccata… adesso eccola lì, sballottata qua e là in mezzo alla folla che si accalca attorno a Gesù. Ma è riuscita a aprirsi un varco fra quei corpi ed è arrivata alle spalle del Maestro. Non osa neanche pensare di toccarlo, lei, l’impura!, solo sfiora la sua veste, perché spera così di trafugare almeno un briciolo della sua potenza di fare il bene. E il bene le vien fatto: la perdita si blocca, il suo sangue smette di gocciolare.
Ma Gesù sente che è avvenuto qualcosa e così chiede: “Chi mi ha toccato le vesti?“. E poi si volge indietro: cerca la ladra che gli ha rubato una guarigione. E a quel punto la donna, presa da un nuovo tipo di vergogna, la “vergogna del furto” che ha commesso, si getta ai suoi piedi e gli confessa “tutta la verità “.
Ma il suo è stato un furto benedetto, e Gesù glielo dice sorridendo: “Figliola, la tua fede ti ha salvata; va’ in pace e sii guarita dal tuo male“.
Quante sono le nostre malattie, le nostre impurità e le nostre vergogne per le quali non osiamo chiedere il rimedio a nessuno, neanche al Signore. Impariamo da questa donna che s’è accostata furtiva alle spalle di Gesù, a rubare da lui quel che ci serve. Gesù sarà felice di subire un furto anche da noi, se il nostro furto nasce dalla fede in lui.