«Vennero da Gesù e videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che aveva avuto la legione; e s’impaurirono. Quelli che avevano visto raccontarono loro ciò che era avvenuto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi cominciarono a pregare Gesù che se ne andasse via dai loro confini»
Un uomo, un indemoniato, un escluso che vive nel cimitero, fuori dal villaggio. Un uomo che ogni giorno riesce a liberarsi dai ceppi e a fuggire ma poi viene catturato e incatenato nuovamente. Una dinamica malata in cui ciascuno ha il suo ruolo: la vittima e gli abitanti di Gerasa.
Poi all’improvviso arriva Gesù che chiama per nome il demone: Legione. Il branco di porci si getta in un mare simbolico (Gerasa si trova in realtà in collina, lontano dal mare o da laghi ) a rappresentare la definitiva scomparsa dello spirito immondo. L’indemoniato è ora guarito e si avvia ad annunciare ciò che il Signore ha fatto per lui.
Sembrerebbe tutto perfetto. Invece gli abitanti di Gerasa, contrariamente a ciò che di solito avviene nel Vangelo, si impauriscono, anziché gioire e scacciano Gesù dalla regione.
E’ difficile convivere con la libertà che il Signore ci dona. Spesso è più facile costruire il nostro villaggio su un capro espiatorio: l’indemoniato. Periodicamente lo si addita al punto che egli interiorizza l’esclusione e si percuote da solo con delle pietre. Lo si mette in cippi e catene, ma mai così strette da non potersi liberare nuovamente. Perché in fondo ci serve, ci serve qualcuno a cui dare la colpa, ci serve qualcuno che periodicamente possa essere usato come soluzione di tutti i problemi. Ogni paese, ogni epoca storica ha avuto bisogno del proprio “indemoniato” da additare.
Ed è per questo che quando Gesù chiama per nome il demone, quando Gesù ci libera, abbiamo paura di perdere le nostre sicurezze e i nostri schemi fondati sulla paura. Ma il Signore ci conosce e ci offre un’alternativa: possiamo andare dai nostri amici, dai nostri cari o in giro per il mondo ad annunciare la libertà che il Signore ci ha fatto. Il Signore ci libera dal nostro bisogno di costruire la nostra identità sull’esclusione dell’altro e mette a nudo le nostre paure.