Più jazz che Bach, più stadio che tempio, più festival che convegno, più fiera che libreria. La Chiesa evangelica della Westfalia, popolosa regione tedesca attorno a Düsseldorf, ha scelto una strada originale per avvicinarsi ai 500 anni della Riforma organizzando nella cittadina di Halle, dal 6 all’8 maggio, un evento di grande impatto mediatico denominato “Weite wirkt”: con un gioco di parole si può tradurre «l’apertura degli orizzonti ha i suoi effetti». E l’orizzonte degli evangelici della Westfalia – luterani e riformati – è davvero globale: tra i partecipanti al festival vi erano 500 rifugiati; un centinaio gli ospiti ecumenici dall’Europa, dall’Africa, dall’Asia e dalle Americhe; numerosi i forum su temi etici e politici di grande attualità come la “Brexit”, la crisi ambientale e il futuro dell’Europa; molto partecipato il concerto di Adel Tawil, un noto cantautore tedesco figlio di padre egiziano e di madre tunisina; di massa l’ “oratorio” intitolato “The peacemakers”, cantato da un coro sudafricano.
Secondo lo schema sperimentato del Kirchentag, attorno allo stadio Gerry Weber di Halle sorgevano decine di tende dove consumare un pasto, bere una birra e visitare i vari stand della Chiesa e dei vari ospiti internazionali. Tra gli altri quelli di Mediterranean Hope con Marta Bernardini, operatrice a Lampedusa, dell’otto per mille delle chiese metodiste e valdesi con la responsabile dell’Ufficio Susanna Pietra, e della Diaconia valdese.
La domenica è stata dedicata al culto, anch’esso in formato “stadio”, arricchito da una partecipazione corale e da vari gesti liturgici: i bambini che trasportano a fatica un mappamondo gigante; le acque del Pellice, del Guaranì, dei grandi laghi americani che si mescolano nello stesso pozzo attorno al quale verrà rappresentato il famoso dialogo tra Gesù e la samaritana; la caraffe d’acqua limpida con la quale ciascuno dei 15.000 presenti ha benedetto il suo vicino o la sua vicina segnando una croce sulle sua mani o sulla sua fronte. Ma in mezzo a tanta musica, ai ritmi da stadio e alle testimonianze, una solida predicazione evangelica che ci ricorda quell’incontro interculturale tra un nazareno e una samaritana che, invece di risolversi nello scontro o nell’incomprensione, produce cambiamento e conversione.
Basso continuo dell’evento è stato l’impegno delle chiese nei confronti dei migranti. Grande spazio, a riguardo, è stato dato al progetto della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) Mediterranean Hope, largamente finanziato dall’otto per mille delle chiese metodiste e valdesi e fortemente sostenuto dalla Chiesa della Westfalia. «La nostra speranza – spiega Ulrich Möller, responsabile per le relazioni internazionali – è che a partire dall’esperienza italiana dei “Corridoi umanitari“, si possa realizzare un progetto simile anche in Germania, magari partendo proprio dalla Westfalia. La presenza al festival del ministro per le migrazioni Peter Altmaier è stato un segnale importante che ci fa ben sperare».
«Il parteniariato con la Chiesa della Westfalia e più in generale i rapporti con la Chiesa evangelica tedesca (EKD) – aggiunge il coordinatore di Mediterranen Hope, Paolo Naso, invitato come relatore in due panel del festival – costituiscono una chiave essenziale per rafforzare il progetto dei ‘corridoi umanitari’. Nonostante difficoltà e pressioni in senso opposto, infatti, la Germania di Angela Merkel contribuisce a impostare un ragionamento razionale, realistico e solidale su un tema che non ha soluzioni facili e che in Europa sta aprendo spazi politici alle destre più nazionaliste e populiste. In questo quadro le chiese tedesche mostrano di saper svolgere un ruolo prezioso di stimolo, fiducia e servizio per l’accoglienza dei migranti e dei richiedenti asilo».
10 maggio 2016