Il tema della giornata del 25 novembre contro la violenza sulle donne affrontato dal pastore valdese Daniele Bouchard
«La violenza maschile continua a colpire. Abbiamo imparato a riconoscerne l’esistenza, a nominarla, e questo è un importante passo avanti, ma non è sufficiente». Daniele Bouchard, pastore valdese, offre una prospettiva particolare nell’affrontare il tema del 25 novembre, ovvero della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Una prospettiva che parte proprio dalla violenza dei maschi, una realtà con la quale fare i conti.
«E’ necessario migliorare la nostra capacità di vedere – dice Bouchard – la violenza maschile è sottile, insidiosa, pervade ampie zone della nostra vita quotidiana. Si tratta di acquisirne la consapevolezza, che ne siamo vittime, artefici o complici, di riconoscerla per quello che è. Solo così saremo in grado di combatterla».
Saper riconoscere questa violenza, ma anche «migliorare la nostra capacità di ascoltare». Secondo Bouchard, infatti, «intorno a noi ci sono molte donne – ma anche uomini – che hanno delle storie di violenza da raccontare e hanno bisogno di trovare persone disposte ad accoglierle. Se noi non ci mostriamo pronti all’ascolto, se in fondo non siamo disposti a ricevere quel tipo di racconto, chi ha un peso difficile da condividere lo terrà per sé, fino al giorno in cui non ce la farà più a portarlo in solitudine e compirà un gesto estremo».
Il tema non è distante, non è un problema di “altri”, ma riguarda i meccanismi, i processi di formazione di uomini e donne, perché incidere in questi passaggi può davvero aiutare a risolvere il problema o, comunque, ad affrontarlo in maniera efficace. «Per imparare a vedere e ad ascoltare abbiamo bisogno di imparare a parlare di noi. Questo è difficile, specialmente a noi uomini, i nostri luoghi di formazione non ce lo insegnano. Io credo che sia assolutamente necessario creare dei luoghi di ascolto reciproco, di condivisione di emozioni ed esperienze, nei quali si possa fare palestra al tempo stesso di ascolto e di racconto di sé. In un contesto del genere, una volta creato un clima di fiducia e accoglienza, anche le esperienze di violenza potranno trovare espressione, e anche cura».
Inevitabile chiedere al pastore Bouchard quale può essere il ruolo delle chiese valdesi e metodiste in questo lavoro di creazione di “luoghi di ascolto reciproco”. «Nelle nostre chiese esistono luoghi simili? Laddove esistono vanno salvaguardati con cura – sottolinea Bouchard – eventualmente verificando che il tema della violenza di genere sia ammesso al loro interno. Laddove non esistono io penso si dovrebbe pensare seriamente a crearli. Perché, se continuiamo a percepire il fenomeno della violenza sulle donne come un problema della società , rispetto al quale come chiese cerchiamo di intervenire dall’esterno, continuiamo a girarci intorno; finché non ci rendiamo conto che anche le chiese – tutte le chiese – sono parte del problema, non avremo fatto veramente i conti con la violenza maschile».
24 novembre 2015