«C’era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c’era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. E nell’Ades, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno (…) Ed egli disse: “Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento”. Abraamo disse: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli”».
La fede del “se…”. I miei fratelli crederanno se qualcuno dei morti va da loro… Io crederò se avrò una prova… Se le cose andranno come dico io, allora crederò… Ai “se” la risposta di Dio è una sola e sarà sempre una sola. No.
La parabola di Gesù descrive una situazione tanto intollerabile quanto tollerata. La vicinanza, il contatto tra il lusso del ricco e la miseria del povero. I due estremi della forbice sociale che si toccano. E a nulla ci si abitua così facilmente che alla sofferenza e all’ingiustizia, quando pesano sugli altri.
Il giudizio di Dio ribalta completamente lo status terreno dei due. Lazzaro nel seno di Abramo, cioè vicino ad Abramo, diremmo in tribuna d’onore del banchetto celeste. Il ricco invece è tra i tormenti. Senza possibilità di riscatto o di miglioramento della sua condizione eterna. Questa parabola non vuole offrire una descrizione dell’aldilà, ma non recede rispetto all’esecuzione della giustizia di Dio. Dio è libero di pronunciare una parola di giudizio sulla nostra vita. Ed è libero di chiamare gli ultimi vicino a sé. Hanno, e abbiamo, la legge e i profeti. Cioè la Bibbia. Se avessi la fede che avevano mio padre e mio nonno, se avessimo vissuto nei tempi gloriosi della chiesa, se questa vita fosse meno frenetica, se avessi più tempo da dedicare alle cose spirituali, se un morto tornasse in vita per raccontare… Hai già tutto! Il tuo ascolto è il vero tesoro, la parte migliore che non ti sarà mai tolta. Hai molto di più che se un morto tornasse da questa parte della terra a raccontare quello che succede. Sei ricco di possibilità, di letture, di predicazione, di sacramenti, di incontri, di vita comunitaria, di possibilità di conoscenza e di testimonianza. Quello che puoi conoscere è infinitamente di più e più importante di quello che non puoi conoscere. Per la tua eternità conta soltanto quello che hai adesso, in questa vita, qui. E hai la parola del Signore, che ti chiama per nome. Ascoltala! Ascoltala bene!