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Luca 16, 19-21

«C’era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; e c’era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri»

L’evangelista Luca dipinge con poche pennellate la vita di due persone. Sono persone diverse l’una con l’altra.
C’è il ricco. Il ricco si veste bene e svolge una vita divertente. Un ricco come tutti i ricchi di tutti i tempi.

L’altro, il povero, ha un nome: Lazzaro. Il suo mondo è completamente diverso. Non ha niente, è povero, senza casa, ammalato e non fa altro che sperare che a fine giornata avrà  avuto almeno un po’ da mangiare. Lazzaro rappresenta il mondo che inizia appena al di fuori delle mura ben protette del ricco. Un mondo di povertà  che grida al cielo.

Gesù, non solo perché dà  un nome al povero, si dichiara solidale con Lazzaro. Lo fa per due ragioni.
La prima: il ricco vive ogni giorno nel benessere, si gode la sua ricchezza. Peccato però che lo stia facendo alla faccia di Lazzaro che si trova davanti alla sua porta. Il ricco viene criticato da Gesù per la sua indifferenza di fronte al povero.

La seconda: ogni ricchezza accumulata è possibile solo perché la mia ricchezza è la povertà  altrui.

La parabola perciò invita a vedere i tanti Lazzaro e agire di conseguenza, rendendo visibile l’emarginato e lavorando contro lo scandalo della povertà  come quello della ricchezza sfrenata.

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