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La terra è di tutti e tutte

Il viaggio e la guarigione insegnano a Naaman che la terra può viaggiare con noi senza bisogno di essere conquistata ed è il luogo dove possiamo incontrare Dio

Allora Naaman disse: “(…) permetti almeno che io, tuo servo, mi faccia dare tanta terra quanta ne porteranno due muli; poiché il tuo servo non offrirà più olocausti e sacrifici ad altri dèi, ma solo al SIGNORE”.

II Re 2, 17

Naaman è un uomo potente, un generale. Attraverso di lui il suo re ha vinto guerre e battaglie. Ha conquistato terre, ricchezze e schiavi, provenienti da quelle stesse terre. La parola che all’inizio della sua storia viene usata per “terra” è la stessa che potremmo tradurre con “patria”. Una parola cara, ancora oggi, a tanti nazionalismi. Una parola che nel secolo scorso e non solo è diventata di moda poco prima che scoppiassero nuove guerre. Patria e guerra sono sempre andate a braccetto. Ma Naaman si è ammalato e forse la sua unica salvezza sarà quella di mettersi in viaggio, verso le terre prima conquistate, perché un profeta di Israele, suo suddito, possa guarirlo. Naaman ha i mezzi e gli agganci giusti ed inizia quel viaggio e, per inciso, in questo mese di marzo leggeremo sempre del viaggio, tema carissimo alle Scritture. Naaman, dicevamo, parte per farsi curare e alla fine di questo viaggio, dopo aver incontrato il profeta e il Signore, scoprirà che non sono i suoi gradi di generale e le sue ricchezze che lo hanno fatto guarire, ma l’incontro con Dio e la fede che da quello è scaturita. Aveva battuto quelle stesse strade in testa ad un esercito, per conquistare quelle terre e non aveva incontrato Dio. Le ha battute qualche tempo dopo in cerca di guarigione e salvezza e lo ha incontrato. Il versetto che abbiamo letto sta alla fine della storia: una volta guarito, Naaman chiede al profeta di poter portare con sé, al ritorno, un po’ di terra, quella che gli consentirà di mantenere viva la memoria di quel viaggio. Lui, che è padrone della terra, chiede di portarne un poco a casa. Questa terra non è più la patria. È la terra vera: quella smossa dei campi e degli orti, quella battuta delle strade. Quella, se vogliamo, che dà il nome al nostro pianeta. La terra che è di tutti e tutte, fino a quando i potenti non decidono che si chiama patria e che va spezzettata grazie a confini e fili spinati. Il viaggio e la guarigione insegnano a Naaman che la terra può viaggiare con noi senza bisogno di essere conquistata. Essa è il luogo dove possiamo incontrare Dio ed essere guariti, guarite, dalle nostre malattie e dal desiderio di sottomettere le terre degli altri.

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