ArticoliUn pensiero in libertà

La provvisorietà dimenticata

La rubrica “Un pensiero in libertà” del pastore Marco Di Pasquale

«I vostri eserciti ci fanno schifo». Questa frase, vergata in vernice nera, campeggiava su uno dei manifesti affissi in città dal Comune di Torino in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, anniversario, per lʼItalia, della conclusione della Grande Guerra nel 1918, giorno dellʼunità nazionale e giornata delle Forze armate.

Benché il contenuto del manifesto fosse assai sobrio nel ringraziare le Forze armate, invitando piuttosto a ricordare la fine di una guerra che non a celebrare lʼimmane e scellerata carneficina che essa fu, la frase scrittavi sopra a mano era drastica nel rifiutare tanto lʼesistenza di eserciti militari quanto un qualsiasi riconoscimento della loro funzione difensiva allʼesterno e di protezione civile allʼinterno. Li considerava insomma come corpi estranei alla società… umana, verrebbe da dire.

Nel suo progetto filosofico Per la pace perpetua (1795), Immanuel Kant sosteneva che «gli eserciti permanenti devono col tempo scomparire del tutto», perché il loro costoso mantenimento e rafforzamento, necessari a fronteggiare quelli dei rispettivi eserciti di altri Stati, contribuiscono grandemente al periodico scatenarsi di guerre, e perché addestrare una categoria professionale di esseri umani a uccidere altri esseri umani per mantenere la pace produce un cortocircuito morale. Al contempo però, Kant ammetteva la mobilitazione popolare in armi per prevenire eventuali minacce esterne. Non era un “pacifista” radicale.

Oggi purtroppo, con lo sviluppo tecnologico e il profondo mutamento nella conduzione delle guerre, intercorsi rispetto allʼepoca di Kant, un semplice esercito popolare, pur periodicamente addestrato, risulterebbe del tutto inadeguato a fronteggiare attacchi da parte di eserciti professionisti.

Lʼaspetto interessante di quella proposta è però lʼidea soggiacente: che nel contesto di uno Stato civile, lo scopo finale di un esercito sia di rendere la propria esistenza sempre meno necessaria alla sicurezza esterna e interna della società. Il vero male degli eserciti, spesso favorito dalla politica, è lʼoblio della loro provvisorietà che viene nascosta dalla continua minaccia di guerre e rivolte.

Fatte le debite differenze, su un presupposto simile si regge anche la chiesa cristiana, la quale esiste solo per lʼannuncio dellʼavvento in Gesù Cristo del regno di Dio – e solo fino al pieno manifestarsi di esso. Lʼoblio della sua provvisorietà nel tentativo di rendersi indispensabile alla società, non sarà forse questo il male della chiesa?

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