Si è chiusa negli Stati Uniti la consultazione all’Università Notre Dame con i firmatari della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione per fede
Torre Pellice, 2 Marzo 2019
Incontrarsi per ribadire l’importanza dei legami ecumenici. Questo lo scopo della consultazione di Notre Dame, organizzata dal 26 al 28 marzo negli Stati Uniti, nelle strutture della prestigiosa Università nello stato dell’Indiana. La consultazione ha messo intorno a un tavolo i rappresentanti delle cinque comunioni cristiane mondiali associate nella “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”. Elaborata in origine dalla Chiesa cattolica e dalla Federazione luterana mondiale nel 1999 alla vigilia del giubileo, la Dichiarazione è stata poi sottoscritta anche dalla Comunione anglicana. Il legame con le chiese metodiste e valdesi è doppio: nel 2006 la Dichiarazione è stata sottoscritta anche dal Consiglio metodista mondiale e nel 2017 dalla Comunione mondiale delle chiese riformate, di cui la Chiesa valdese fa parte.
A Notre Dame per rappresentare il metodismo mondiale – e anche la realtà delle chiese protestanti italiane – c’era Tim Macquiban, pastore della chiesa metodista di Ponte Sant’Angelo a Roma e direttore del Meor, l’ufficio ecumenico metodista nella capitale, fin dalla sua apertura nel 2016. “Alla consultazione abbiamo respirato un’atmosfera di amicizia – racconta Macquiban – favorita anche dalla comunità locale, che si impegna da tempo nel dialogo ecumenico. Alla fine abbiamo prodotto un documento articolato e un piano d’azione”.
Durante la consultazione c’è stato spazio per discutere le sfide dell’ecumenismo, come il mutuo riconoscimento dei ministeri e la sensibilizzazione sociale. È stato evidenziato il bisogno di strategie comuni ed è uscita la proposta di produrre una serie di risorse, a partire da nuovi materiali per il catechismo. Spunti interessanti che non devono arenarsi, come sottolinea Macquiban: “Per dare seguito al lavoro ci siamo impegnati a costituire un Comitato direttivo, che dovrà studiare le modalità con cui realizzare il legame tra giustificazione e giustizia nelle nostre chiese e sviluppare le risorse per la celebrazione del Giorno della Riforma, oltre a portare avanti il discorso sui principi della Dichiarazione”.
Nel testo della Dichiarazione si riconosce che “soltanto per mezzo della grazia, e nella fede nell’opera salvifica di Cristo, noi siamo accettati da Dio e riceviamo lo Spirito Santo, il quale rinnova i nostri cuori, ci abilita e ci chiama a compiere le buone opere”. Un messaggio che ha di fatto risolto uno dei conflitti centrali della Riforma, quello sulla salvezza per grazia, portando alla revoca delle scomuniche.
Il concetto è stato ribadito a Notre Dame, nel desiderio di approfondire i legami ecumenici in un contesto mondiale lacerato dai conflitti. “Vent’anni dopo la firma della Dichiarazione – spiega Macquiban – crescono la fiducia e l’apertura delle nostre cinque famiglie cristiane mondiali, impegnate a stretto contatto in particolare nel lavoro sul legame tra giustificazione e giustizia, e ovviamente nella preghiera e nel culto comune, come fedeli che condividono un solo battesimo”.