Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito!
Salmo 22:1
Ed ecco, la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si schiantarono.
Matteo 27:51
Quante volte abbiamo pronunciato le parole del Salmo 22 che oggi leggiamo. Queste parole – diventate preghiera – le abbiamo pronunciate quando siamo arrabbiati con Dio.
La collera nei confronti del Signore può diventare preghiera! È importante ricordarci che con Dio ci si può arrabbiare, lo ha fatto persino Gesù sulla croce.
Ci arrabbiamo con il Signore perché lo consideriamo un compagno di strada. Ci arrabbiamo con Lui quando ci sentiamo traditi; Gesù, non a caso, sceglie questo salmo sulla croce, come preghiera, prima di morire.
La rabbia è un sentimento vecchio come il mondo che a volte fa bene esternare, ma per fortuna passa. Leggere il Salmo 22 nella sua interezza è un’esperienza.
Si passa dall’odio dell’inizio all’incondizionata fiducia nel Signore degli ultimi versetti; proprio come nella nostra vita: un giorno non possiamo fare a meno di essere felici e il giorno dopo non vediamo altro che insoddisfazione.
Così è anche l’esperienza con Dio: un giorno lo ringraziamo senza sosta e quello dopo ci sentiamo abbandonati. Dev’essere stato così anche per Gesù: prima una miriade di soddisfazioni e poi la solitudine, la sfiducia della gente e dei discepoli fino alla morte. Tanto lavoro, tanta speranza per poi scoprire che la morte, la malattia e la solitudine continuano a camminarci accanto.
Ma dopo la morte di Gesù la cortina del Tempio (la divisione tra sacro e profano) si squarcia. Dio, con la morte di Gesù, non ha scritto la parola fine, ha proclamato un nuovo inizio.
Con la morte di Gesù – e la sua Resurrezione – è saltata la differenza tra spazio di Dio e spazio dell’essere umano. Ora non abbiamo più bisogno di mediatori: solo Cristo basta!
Ecco che – per grazia sola – le nostre vite riacquistano senso.