Quale spazio per l’umano?
In poco più di centʼanni, quella parte di umanità che chiamiamo Occidente, alla quale apparteniamo, ha generato un particolare tipo di società e di cultura, oggi comunemente definito “civiltà tecnologica”, che attraverso complesse vicende ha ormai permeato di sé lʼintera sfera umana sul globo terrestre. Vari sono stati e sono i tentativi di interpretare criticamente tale civiltà.
La tecnologia odierna è essenzialmente la capacità di produrre strumenti, mezzi. Si differenzia dallʼantica nozione di “tecnica” per il tipo di pensiero che la rende possibile: la tecnologia è tanto più efficace nel produrre strumenti quanto più il mondo venga ridotto a dati quantitativi. Questo tipo di pensiero precede lo sviluppo della tecnologia vera e propria, e ne è il presupposto.
Un chiaro esempio del suo imporsi è il moderno denaro, a partire dalla cartamoneta, tanto più oggi con la sua dematerializzazione. Lo strumento “denaro” funziona appunto come mezzo di scambio fra quantità equivalenti di merci. Non importa che esse siano fra loro diversissime: il denaro permette ovunque di comprarle e di venderle perché, per suo tramite, se ne quantifica il valore, le si riduce a un minimo denominatore comune. Lo scambio in denaro ci permette di ottenere, a cominciare dai beni primari, ciò che ci serve, che vogliamo – di perseguire i nostri scopi, la nostra “libertà”. Il mezzo diviene allora più importante degli scopi che ci prefiggiamo. Accettato come strumento universale di scambio, il denaro diventa lo scopo effettivo del nostro agire “libero”. E scopriamo che non siamo noi a utilizzare il denaro ma è il denaro a utilizzare noi per accrescersi, proprio mediante i nostri scopi.
Quale mai sortilegio è accaduto? Che il mezzo da noi inventato è divenuto il fine, mentre i nostri fini sono diventati suoi mezzi. Tale ribaltamento è lʼessenza non solo della civiltà mercantile ma di quella tecnologica odierna, sviluppatasi in base allo stesso principio.
Un esempio palmare? Lo smartphone. Assurto in una manciata dʼanni a indispensabile strumento universale di comunicazione, scrittura, transazione, archivio, identità personale – tutto, ridotto a bytes, passa per esso! – è diventato il fine sottostante a ogni altro scopo, come il denaro; mentre lʼumanità diviene il mezzo del suo potenziamento. Lo stesso sta accadendo con lʼintelligenza artificiale.
Occorre che pensiamo il senso di questo scenario globale, prima che lʼessere umano ceda ai propri strumenti anche la sua essenza, diventando obsoleto.
