Il 27 settembre il Consiglio regionale della Liguria ha approvato una nuova legge urbanistica per i servizi religiosi, anche detta “legge anti-moschee”. Il testo regolamenta la nuova costruzione degli edifici di culto e tra le norme figura anche un referendum consultivo per i comuni sui cui territori è prevista la costruzione di un nuovo luogo di culto.
Nelle settimane che hanno preceduto la discussione finale e l’approvazione della legge regionale, le chiese valdesi genovesi avevano già espresso forti dubbi su un provvedimento ritenuto lesivo delle libertà di culto, in particolare per le minoranze religiose e per quelle confessioni che ancora non dispongono di un’intesa con lo Stato italiano.
In seguito all’approvazione della suddetta legge, la Chiesa evangelica di Genova – via Assarotti – si è espressa con la seguente presa di posizione:
Il Concistoro della Chiesa evangelica valdese di Genova – via Assarotti – preso atto che il Consiglio regionale della Regione Liguria nella seduta del 27 settembre 2016 ha approvato il progetto di legge n. 42/2016, già deliberato a maggioranza dalla IV Commissione consiliare nella seduta del 19 settembre 2016, di “Disciplina urbanistica dei servizi religiosi”, esprime la propria preoccupazione considerandolo:
- un’ingerenza nell’ambito del potere legislativo nazionale in materia religiosa, non essendo ancora stata approvata una legge nazionale che permetta la piena applicazione della “libertà di culto” prevista dalla Carta Costituzionale, non essendo in questo senso risolutiva la legge sulle intese;
- un atto teso a limitare la libertà di culto sancita invece dalla Carta Costituzionale che all’art. 19 recita: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume”;
- un motivo di ulteriore giustificazione di quella paura dell’altro, del diverso, che purtroppo offusca la mente ed i sentimenti di una parte della popolazione.
Il Concistoro ribadisce che ogni credente deve poter esprimere la fede nelle modalità proprie di quel culto religioso e, pur nella consapevolezza che occorre oggi garantire “la sicurezza collettiva”, richiama l’attenzione di tutti a tenere distinte le modalità con cui provvedere alla gestione della sicurezza dalla libertà di pensiero e di fede.