“Nell’anno in cui morì il re Ozia, ho visto il Signore. Stava seduto sul suo trono, molto in alto. E il suo mantello scendeva giù e riempiva il tempio. Attorno a lui stavano esseri simili al fuoco. Ognuno aveva sei ali: con due si copriva la faccia, con altre due, il corpo, e con due volava. Gridavano l’un l’altro: «Santo, santo, santo è il Signore dell’universo: la sua presenza gloriosa riempie il mondo». La loro voce faceva tremare il tempio dalle fondamenta e il fumo lo riempiva. Allora gridai: «È finita! Sono morto. È finita perché sono un peccatore e ho visto con i miei occhi il Re, il Signore dell’universo! Ogni parola che esce dalla mia bocca e da quella del mio popolo è solo peccato»”.
Nella Bibbia i momenti in cui i cieli si aprono sono rari. La creazione, il battesimo di Gesù Cristo, la sua morte, il Regno degli ultimi capitoli dell’Apocalisse. Non è una rivelazione di grazia, ma una rivelazione di giudizio, in cui Dio condanna.
Anche la vocazione di Isaia è un momento in cui i cieli sono aperti e Dio appare. Dio si rivela per affidare al profeta la parola di giudizio contro il suo popolo.
L’anno è quello della morte del re Uzzia, un piccolo Napoleone di Giuda che ottenne delle grandi vittorie militari. Nel tempio, dove Uzzia aveva cercato di offrire lui stesso un sacrificio a Dio senza la mediazione dei sacerdoti, Dio lo punì facendolo ammalare di lebbra. Dio si mostra a Isaia, riprendendo possesso di ciò che è suo, nella gloria. La rivelazione mostra la gloria di Dio e le schiere celesti, gli eserciti degli angeli che cantano: “Santo, santo, santo è il Signore. Tutta la terra è piena della sua gloria!”. Questo canto solenne e terribile viene udito nel luogo allo stesso tempo santo e profanato, nel santuario di Dio presso il popolo che invece lo adorava in altri luoghi, dove il re aveva invano preteso di dettare legge.
Ogni volta che i cieli si aprono e Dio si mostra vi è una fine, una morte. Nella creazione finisce il caos, nella visione di Isaia finisce il regno di Giuda, nel battesimo di Cristo è annunciata la fine del tempo dell’attesa messianica, sul Golgota Gesù muore, nell’Apocalisse muoiono le cose vecchie. Il messaggio che Dio affida a Isaia sarà un annuncio di distruzione e di morte. Il regno di Giuda finirà in una catastrofe e soltanto dopo rimarrà un ceppo, una discendenza santa.
In una fiaba dei fratelli Grimm si racconta di una regina che, contravvenendo a un ordine, aprì una porta e lì vide, nella stanza, la manifestazione della Trinità. Per questo fu punita finché, poco prima di essere giustiziata, confessò la sua trasgressione e venne perdonata.
Davanti alla gloriosa manifestazione di Dio l’umanità disobbediente non può che morire e da essa l’umanità santificata può risorgere e vivere.