«Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto.»
La Riforma, che abbiamo festeggiato qualche settimana fa, nasce dalla necessità di riportare la Parola al centro della riflessione e della vita della chiesa. Ma cosa significa per noi, oggi, che la chiesa è fondata “sulla Parola”? Che cos’è, in fin dei conti, questa “Parola” di cui tanto si parla?
Anzitutto sono da chiarire i termini in cui le scritture bibliche sono “Parola di Dio”. La Bibbia è un testo antico e bisogna tenerlo in debito conto quando la si chiama in causa per valutare problematiche attuali. Molte sono le realtà che leggono le scritture ebraico-cristiane come una sorta di elenco di regole e di divieti. Ma, in questo modo, alla Bibbia si può far dire tutto ed il contrario di tutto, perché i testi di cui essa si compone sono profondamente diversi e spesso affermano cose contraddittorie.
Questo avviene perché la Parola di Dio è anche, sempre, parola umana. Sovente quest’affermazione viene interpretata come una vera e propria eresia; invece di scandalizzarsi, tuttavia, sarebbe opportuno riflettere: dire che la Parola di Dio è sempre, anche, parola umana, non significa affermare che Dio non parli. Significa, soltanto, che Dio non parla se non per bocca delle donne e degli uomini, per il semplice fatto che, se così non fosse, non potremmo capire ciò che intende dirci.
La Sua è una Parola che spinge alla relazione: Dio parla quando la sua Parola si incarna nelle relazioni tra chi si pone all’ascolto e medita quella Parola. L’ascolto della Parola non può essere un esercizio individuale.
E quando Dio parla, puntualmente, qualche cosa succede. Dio sa che mentre parla agisce: agisce in noi, affinché noi reagiamo. Vuole che prestiamo ascolto a quanto ci dice e desidera che questa Sua Parola sia capace di metterci in movimento. Quel “qualcosa” che succede è la conversione (v. 7), lasciare la via vecchia per discernere e imboccare la via che Dio vuole indicarci.
E qui sta l’ultimo aspetto: il Dio che parla alle donne ed agli uomini è un Dio da ricercare continuamente, “in movimento”, un Dio del cammino che esorta al cammino. Per questo è un Dio della Parola e non dell’immagine: al contrario, è un Dio che si sottrae ad ogni tentativo di farcene un immagine. Dio si può sperimentare ma non vedere, ma non fissare.
Ecco perché Dio ci parla, ecco perché l’ascolto della Parola è pratica di gruppo e non individuale, pratica costante e continua.