Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio!
Dio si rivela al mondo con la sua Parola, con segni tangibili e visibili, che hanno la capacità trasformativa. Questo desiderio di rigenerazione radicale è, in fondo, il segno distintivo di quella che possiamo definire una “teologia apocalittica”; in questo senso tutta la teologia cristiana si può concepire come tale, come desiderio di vedere il cambiamento. Un segno radicalmente apocalittico è, in ultima analisi, anche la tomba vuota stessa. Non è solo la prova, ma segno parlante della Risurrezione, indizio chiave che testimonia l’annuncio dell’ultima trasformazione. Il Dio della Bibbia parla, tocca e cambia la realtà delle cose, le nostre coscienze, le nostre vite, ci chiama per nome. Così appare anche il Messia risorto nelle vite di coloro che lo hanno seguito e che egli ora chiama “miei fratelli” (Matteo 28,10). Nominandoli così, il Risorto conferisce loro una nuova identità, trasformandoli già qui ed ora. «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Le parole di Gesù, alla fine del Vangelo di Matteo stanno proclamando un nuovo inizio: i popoli più diversi, divisi e conflittuali tra di loro possono trovare una via di pacificazione e coesistenza. Insegnare il Vangelo significa cercare di mettersi in movimento, abbattendo i muri che dividono tuttora gli uni dagli altri, riscoprendo nel volto di chiunque un potenziale riflesso del volto del Risorto: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Romani 6,4).